Claude Monet

   4.  LA STAGIONE DELL’IMPRESSIONISMO >> L’Impressionismo

Claude Monet

Claude Monet (Parigi 1840-Giverny 1926) nasce a Parigi da una famiglia di modeste origini e cresce a Le Havre, nell’alta Normandia. Alla morte della madre (1857) viene affidato a una zia che abita a Parigi. Giovanissimo inizia la pratica della copia dei capolavori del Louvre ed entra a far parte del circolo di artisti che gravitano attorno a Manet. Nel 1861 raggiunge il reggimento francese in Algeria, dove avrebbe dovuto restare per sette anni; rientra invece in Francia già nel 1862, dopo aver contratto il tifo. Nello stesso anno si iscrive ai corsi di pittura di Charles Gleyre (1806-1874), artista accademico di origine svizzera, il cui studio è frequentato anche da Renoir, Bazille e Sisley, con i quali Monet comincia la sperimentazione della pittura en plein air.
Seguono anni d’intensa ricerca pittorica, accompagnata dalle lunghe discussioni con i colleghi che incontra al Caffè Guerbois. Nonostante una vena fortemente depressiva e reali problemi economici, Monet fu uno dei maggiori animatori del gruppo: fu lui, infatti, uno dei più attivi organizzatori della Prima esposizione autonoma degli impressionisti nello studio di Nadar (aprile 1874), occasione in cui presenta il suo celebre Impressione, sole nascente. A partire dagli anni Ottanta, Monet diviene il simbolo stesso della pittura impressionista: la sua tecnica è ariosa, i colori, che sembrano stesi direttamente sulla tela senza alcuna traccia di un disegno sottostante, si contrappongono per rapidi tocchi cercando di restituire non tanto la somiglianza realistica della scena, quanto la sensazione provata di fronte al soggetto.

La ricerca pittorica degli anni Sessanta

Nel 1866 Monet affitta una proprietà con un grande giardino alla periferia di Parigi, dove può dedicarsi alla realizzazione di un’opera di grande formato che avrebbe desiderato esporre al Salon del 1867.

Donne in giardino

Il dipinto (5) viene invece rifiutato dalla giuria dell’esposizione sia per il soggetto troppo colloquiale e personale sia per la tecnica che, in alcuni punti, tocca effetti di non-finito. La stampa, che ha occasione di vedere la tela, attacca duramente Monet arrivando a sostenere come tutta una generazione di artisti, in linea con le ricerche impressioniste, dovesse essere redenta: «Troppi giovani non pensano che a perseguire questa abominevole direzione. È veramente tempo di proteggerli e salvare l’arte». 

Donne in giardino è in realtà un passaggio pittorico importante nel cammino verso l’Impressionismo: il formato è quello che d’abitudine veniva impiegato per i grandi dipinti di storia e che invece l’artista utilizza per una scena domestica, per altro realizzata all’aperto e non in studio. Monet ha infatti potuto fissare la tela a un supporto metallico, il cavalletto, mantenendo così costante il punto di vista. La scena mostra tre donne in un giardino che, a ben guardare, sono la replica della stessa figura femminile. La modella è Camille, la compagna dell’artista: i tratti del suo volto sono perfettamente riconoscibili nella fanciulla seduta in primo piano. Il colore stabilisce l’equilibrio compositivo del dipinto, scandito dall’alternanza del chiarore delle ampie gonne con il verde della vegetazione e con i bruni delle ombre . La sfida per il giovane Monet consiste nel riuscire a integrare i personaggi all’interno del paesaggio, dando l’impressione che l’aria e la luce circolino: osserva il filtrare dei raggi solari attraverso la fitta vegetazione degli alberi e colora sia le ombre sia la luce, seguendo fedelmente il mutamento delle tinte secondo le diverse esposizioni luminose. Il virtuosismo della pittura di Monet si esprime al suo massimo nella resa delle ampie gonne delle signore, dettaglio che non sfugge a Émile Zola, acuto recensore, quando scrive: «Il sole cade diretto sulle gonne d’un candore eclatante […] Bisogna amare fortemente il proprio tempo per osare un simile sforzo, di stoffe tagliate in due dall’ombra e dal sole».

La pittura come moto dell’animo

Dopo essere rientrato dal soggiorno in Inghilterra del 1871, Monet si stabilisce ad Argenteuil, a qualche chilometro da Parigi, dove resterà fino al 1878 portando avanti la sua sperimentazione sulla pittura en plein air.

I papaveri

Nel 1873 immortala ne I papaveri (6) il figlio Jean e la moglie Camille mentre percorrono un immenso campo di papaveri: un dipinto capace di trasmettere la spensieratezza dell’artista e della sua famiglia immersa nella campagna soleggiata. Monet li ritrae in primo piano, poco prima che le due figure escano dal campo visivo: questa soluzione sottolinea l’immediatezza del dipinto ed evidenzia una retta obliqua lungo la quale esso si struttura. La linea dell’orizzonte, segnata da una fila di alberi di un verde cupo, è posta volutamente in alto, in modo da scorciare la prospettiva rendendola più coinvolgente. Monet diluisce i contorni e costruisce il ritmo cromatico del dipinto partendo proprio dal tocco di rosso dei papaveri che, rappresentati in tonalità differenti, accentuano la luminosità del quadro e sottolineano la vitalità della scena. Il dipinto, esposto alla Prima Mostra dell’Impressionismo, è in realtà un precoce passo verso l’astrazione che caratterizzerà l’ultimo periodo della sua produzione.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri