Nanà
Respinto dalla giuria del Salon poiché il soggetto, per quanto d’invenzione letteraria, viene ritenuto troppo esplicito, Nanà (3) vede come protagonista una donna che, vestita appena della sua biancheria, lancia uno sguardo malizioso verso l’osservatore. La presenza di una toeletta, la veste abbandonata sulla sedia e l’uomo in abito borghese all’estremità del dipinto sono i dettagli con cui Manet vìola l’intimità della stanza e che al contempo donano alla scena l’immediatezza di una fotografia istantanea. L’abbondanza dell’ocra ammanta la stanza di una luminosità calda che ne amplifica l’atmosfera suadente. I bianchi sono intensi e, contemporaneamente, ombreggiati di grigio: lezione che il gruppo degli impressionisti apprende proprio da Manet. L’ambiente è descritto con una
pennellata furtiva e rapida, che coglie l’attimo della luce, e al contempo è attenta ai dettagli, mettendo a fuoco la decorazione della parete di fondo e i delicati fiorellini ricamati sulle calze di Nanà. Rispetto all’Olympia, il tema della prostituzione è in questo caso meno esplicito e, al pari di Zola, è affrontato senza alcun moralismo.