Pittura e scultura del Risorgimento

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Pittura e scultura del Risorgimento

Durante gli anni della costruzione dell’Unità d’Italia, dai moti del 1848 sino alla scomparsa di Vittorio Emanuele II nel 1878, numerosi artisti italiani condividono la causa nazionalista e la loro opera ne lascia trasparire il coinvolgimento. Alcuni di essi sono testimoni diretti che prendono parte in prima persona alle guerre d’indipendenza e all’impresa dei Mille.
L’arte del Risorgimento include sia la produzione di artisti che hanno sinceramente vissuto la propria attività come uno strumento d’espressione, sia quelle opere commissionate dalla classe politica legata al Regno d’Italia che, all’indomani dell’Unità, aveva bisogno di autocelebrarsi. Generalmente i protagonisti dell’arte risorgimentale provengono dalle fila dell’Accademia o, nei casi più illuminati, dagli ambienti del Verismo, come i macchiaioli.

Giovanni Fattori: il racconto della battaglia

Nel 1859 Giovanni Fattori presta la sua grande sensibilità luministica per raccontare la battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 o meglio, la devastazione del campo dopo il combattimento (20).

Il campo italiano alla battaglia di Magenta

L’artista lascia da parte la retorica dell’eroismo militare – caratteristica che in generale distingue l’arte del Risorgimento – fotografando il momento in cui giunge un’ambulanza con alcune suore deputate al soccorso dei feriti. Sul carro si riconosce un giovane in divisa austro-ungarica, un nemico dunque, che la suora si appresta ad assistere. Gli ufficiali a cavallo fanno il punto della situazione in una campagna devastata dalla battaglia, che ancora lascia i segni fumanti nel paesaggio che fugge lontano in prospettiva. Fattori, che conosce i campi di battaglia, ne può raccontare la crudezza con veridicità. I due cadaveri sul ciglio della strada – due soldati caduti confusi tra l’erba e l’ombra, a cui nessuno presta attenzione – testimoniano la violenza della battaglia passata. Il dipinto coincide con i primi esperimenti dell’artista sulla macchia. In questo caso, però, essa è appena percettibile, poiché il soggetto richiede un puntiglio descrittivo che costringe a un disegno preciso: i dettagli sono infatti ben leggibili, dalle divise agli oggetti abbandonati sul campo, al carro dell’ambulanza. Fattori propone Il campo italiano alla battaglia di Magenta alla Prima Esposizione Nazionale di Firenze del 1861, dove l’arte italiana è alla ricerca di una lingua comune che si possa definire nazionale.

Girolamo Induno

A pochi mesi dalla partenza dei Mille da Quarto (6 maggio 1860) Girolamo Induno (Milano 1827-1890) presenta L’imbarco a Genova del generale Giuseppe Garibaldi alla mostra autunnale dell’Accademia di Brera (21).

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L’imbarco a Genova del generale Giuseppe Garibaldi

Induno, che partì al seguito di Garibaldi come pittore ufficiale, ricevette da Pietro Gonzáles – ricco imprenditore lombardo e sostenitore della causa garibaldina – l’incarico di realizzare un dipinto che celebrasse l’impresa. L’artista sceglie una retorica piuttosto blanda, nella quale il tono eroico cede il passo ad alcuni brani di verismo, come le imbarcazioni cariche di merci in lontananza o la struggente scena di addio ai familiari in primo piano sulla destra del dipinto. Garibaldi è ritratto in piedi, accanto ai compagni Giuseppe Sirtori e István Türr, ma – grazie a un acceso colorismo – l’attenzione cade prima sul garibaldino in camicia rossa che sta spingendo l’imbarcazione verso il mare. Induno si sofferma su una ricostruzione accurata dei dettagli di valore storico-documentario e su una resa atmosferica estremamente suggestiva.

Michele Cammarano

Mentre nella retorica di Induno, abbastanza controllata, prevale l’elemento narrativo di chi in fondo ha assistito agli eventi dal vivo, negli anni successivi si richiede agli artisti impegnati su soggetti risorgimentali una maggiore enfasi delle immagini, che divengono più spettacolari.

I bersaglieri alla presa di Porta Pia

È il caso di Michele Cammarano (Napoli 1835-1920) a cui, a pochi anni dalla presa di Roma, venne commissionato un dipinto che rappresentasse I bersaglieri alla presa di Porta Pia (22). Cammarano vi lavora a ridosso del suo soggiorno parigino (1870), nel quale ha avuto modo di ammirare la pittura dei romantici francesi e la loro capacità di enfatizzare i gesti. La scena mostra un gruppo di bersaglieri che, al suono della tromba, si lancia compatto contro un invisibile nemico: i soldati sembrano correre verso lo spettatore in una sorta di ripresa cinematografica. La connotazione paesistica è ridotta al minimo per stringere l’attenzione sulla corsa dei bersaglieri: un manipolo di uomini descritti nei dettagli in primo piano e confusi invece in un volteggiare di piume dei copricapi sullo sfondo. Tutto nel dipinto concorre a ricreare l’effetto di un movimento inarrestabile, al punto da far inciampare il bersagliere in primo piano. L’enfasi del dipinto è forse persino eccessiva per i tempi; quando infatti Cammarano lo presenta alla Seconda Esposizione Nazionale di Milano nel 1872 la critica lo ritiene troppo poco “funzionale”, cioè didascalico ed educativo.

Alessandro Puttinati

La causa patriottica tocca anche alcuni scultori, appassionati sostenitori dell’Unità, che fin dalla metà dell’Ottocento espongono opere dal tema, più o meno esplicitamente, nazionalista.

Masaniello

Alessandro Puttinati (Verona 1801-Milano 1872), scultore di formazione tardo-neoclassica, prende indirettamente posizione contro la dominazione austriaca a Milano con il ritratto scultoreo di Masaniello (23), pescatore analfabeta che nel 1647 guida la rivolta del popolo napoletano contro le assurde richieste del Regno spagnolo instauratosi in città. La vicenda di Masaniello infatti, nota anche all’estero, era il simbolo stesso dell’indipendenza popolare e della lotta al potere; per questo, quando la scultura viene presentata a Brera suscita un inevitabile scalpore.
Pur realizzando un’opera fortemente teatrale, con un’insistenza sulla gestualità (dall’urlo di rivolta, al braccio sollevato in segno d’incitamento, alla figura in movimento, al randello nella mano destra), Puttinati abbandona le costanti riprese di modelli antichi per un vibrante naturalismo che apre una strada alternativa alle convenzioni della scultura accademica.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri