FOCUS: Diego Martelli. Un critico tra Firenze e Parigi

   3.  L’ETÀ DEL REALISMO >> Dall’Accademia al Realismo

Telemaco Signorini

Telemaco Signorini (Firenze 1835-1901), figlio di Giovanni Signorini – un artista della corte granducale – è incoraggiato dal padre a seguire i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, che ben presto si rivela ai suoi occhi troppo retrograda e limitata. Nel 1861 si reca a Parigi ed entra in contatto con Corot e altri esponenti della Scuola di Barbizon, apprezzandone lo stile arioso e vivace tipico della pittura all’aperto. Al rientro a Firenze è dunque sufficientemente maturo per aderire al gruppo dei macchiaioli, per il quale rappresenta anche un punto di riferimento teorico. È autore di numerosi saggi di pittura e, nel 1867, fonda con Diego Martelli “Il Gazzettino delle arti del disegno”.

L’alzaia

Tra i macchiaioli Signorini è il più sensibile all’analisi sociale dei soggetti; L’alzaia (19), per esempio, mostra con chiarezza le differenze della condizione sociale tra i lavoratori in primo piano intenti a trascinare la chiatta con una fune (l’alzaia) e l’elegante borghese in tuba e redingote che, lontano dalla miseria, contempla il paesaggio. La scena si svolge lungo l’Arno, dove Signorini s’intrattiene lungamente per poter catturare l’atmosfera della luce calda del tramonto che allunga le ombre dei lavoratori, enfatizzando il senso dello sforzo e la lentezza del gesto. L’artista nasconde alla vista il natante stringendo l’attenzione sulle figure chine: egli porta dunque alle estreme conseguenze il taglio lungo e orizzontale tipico dei paesaggi macchiaioli, lo rende monumentale in modo che le figure siano di poco più piccole del vero e possano coinvolgere maggiormente l’osservatore. Eleva così un soggetto popolare e anonimo a una dimensione epica. Più che un vero attacco sociale, L’alzaia è la manifestazione del pensiero mazziniano, ampiamente condiviso nell’ambiente macchiaiolo, che auspica un’uguaglianza delle classi sociali.

FOCUS

DIEGO MARTELLI. UN CRITICO TRA FIRENZE E PARIGI

Il critico Diego Martelli (Firenze 1838-1896) fu l’anima teorica e critica del gruppo dei macchiaioli. Dal 1861 eredita una fattoria a Castiglioncello (Livorno) che diverrà uno dei luoghi di ritrovo, tra i tanti, di Abbati, Borrani, Fattori, Lega, Signorini e Zandomeneghi, così da far parlare di una Scuola di Castiglioncello. Frequenta una Firenze estremamente aperta e cosmopolita; conosce Edgar Degas già prima del suo viaggio a Parigi nel 1862, durante il quale ha modo di fare visita allo studio del fotografo Nadar e naturalmente di ammirare la pittura di Courbet. Nella ville lumière comprende anche come possa esistere un sistema dell’arte fatto di artisti, critici e mercato che cerca di riprodurre anche in Toscana. Con Signorini nel 1867 fonda “Il Gazzettino delle arti del disegno” e, successivamente, nel 1873 pubblica il “Giornale artistico”: due periodici capitali per il dibattito sulla pittura.
I suoi successivi soggiorni parigini (1869, 1870 e 1878-1879) sono motivati anche da un’intensa attività di critico d’arte, come recensore dei Salon per i giornali italiani. Nel 1870, grazie a Marcellin Desboutin (1823-1902), pittore e incisore appena rientrato in Francia da Firenze, frequenta assiduamente il Caffè Guerbois, e di conseguenza il gruppo degli impressionisti.
L’ultimo soggiorno parigino gli permette di affermarsi come storico dell’arte e di stringere legami più profondi, sia con gli italiani presenti a Parigi, soprattutto con De Nittis, sia con l’amico di sempre Desboutin e con i pittori impressionisti Édouard Manet, Edgar Degas e Camille Pissarro, che nel 1879 convince anche a partecipare alla mostra della Promotrice di Firenze. Degas ritrae Martelli nel 1879 nella sua stanza-studio, presa da un punto di vista estremamente rialzato, che enfatizza la corporatura rotonda del critico italiano. Con le sue recensioni e il suo spirito critico Martelli fu un vero ponte tra l’avanguardia francese e la Toscana.


   » il Punto su… 

L’INVENZIONE DELLA FOTOGRAFIA E I MACCHIAIOLI

  • La fotografia è introdotta a partire dal 1838 (dagherrotipo) e diventa uno strumento di lavoro per gli artisti.
  • I macchiaioli sono un gruppo di artisti attivi a Firenze e in Toscana, impegnati a partire dal 1855 nel rinnovamento della pittura in senso verista, dipingendo soggetti quotidiani con ampie campiture di colore (pittura di macchia).
    Questi pittori sono accomunati dalle aspirazioni risorgimentali.
  • Ne fanno parte Nino Costa (1826-1903), Giovanni Fattori (1825-1908), Silvestro Lega (1826-1895), Raffaello Sernesi (1838-1866), Giuseppe Abbati (1836-1868) e Telemaco Signorini (1835-1901). Diego Martelli (1838-1896), critico d’arte fiorentino con grandi aperture verso la situazione francese, sostiene i macchiaioli.

A confronto

L’affresco del pittore quattrocentesco è preso a modello dall’artista macchiaiolo per un dipinto di soggetto contemporaneo.


FATTORI E GHIRLANDAIO

 Giovanni Fattori, In vedetta, 1872

 Domenico Ghirlandaio, Visitazione, 1485-1490

  DOMANDE GUIDA
  • 1. A quando risalgono i primi esperimenti fotografici?
  • 2. Che cosa si intende per “pittura di macchia”?
  • 3. Chi erano i principali esponenti dei macchiaioli?
  • 4. Quale fu il ruolo di Diego Martelli nel dibattito artistico italiano?
  • Dossier Arte - volume 3 
    Dossier Arte - volume 3 
    Dal Neoclassicismo ai giorni nostri