DOSSIER: Paesaggi di luce

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PAESAGGI DI LUCE

A distanza di pochi mesi, Raffaello Sernesi (Firenze 1838-Bolzano 1866) e Giuseppe Abbati (Napoli 1836-Firenze 1868) realizzano due vedute che possono considerarsi dei manifesti della poetica macchiaiola.

Raffaello Sernesi: Tetti al sole

Tetti al sole è un bozzetto che Sernesi realizza attorno al 1860, costruendolo solamente attraverso alcune macchie di colore. L’acceso contrasto luministico e la raffinata successione dei colori restituiscono l’immediatezza di uno scorcio fiorentino in una tersa giornata di sole. Sernesi non sceglie un monumento, un’architettura riconoscibile di Firenze, ma alcuni tetti anonimi, ripresi attraverso campiture quadrangolari. Il cielo, d’un azzurro intenso, è attraversato da una nuvola dalla consistenza tattile e dalla forma anomala che accentua la modernità del dipinto. Nonostante scompaia a soli ventotto anni, Sernesi lascia una traccia importante nel gruppo: la sua capacità di sintetizzare la veduta e il raffinato colorismo sono passaggi capitali nello sviluppo linguistico dei macchiaioli.

Giuseppe Abbati: Chiostro

Sulla scia di Sernesi, attorno al 1861, Giuseppe Abbati dipinge una veduta del chiostro di Santa Croce utilizzando semplicemente i rapporti di forza tra i colori. In Chiostro la scena è restituita semplicemente per campiture di colore, tanto da rendere gli elementi dell’opera quasi solidi. I blocchi di marmo ammassati assumono un peso grazie alla materia pittorica densa che cattura la luce, la stessa luce zenitale che lascia in ombra il portico. L’artista sceglie una gamma cromatica piuttosto scura: in primo piano l’erba contrasta con l’ocra del cortile e accentua il senso prospettico del dipinto. Rispetto ai Tetti di Sernesi, Abbati apre alla presenza della figura umana – elemento verista – e immortala un operaio seduto sul muretto del chiostro: della figura, trattata anch’essa per macchie, emerge soprattutto il blu intenso del berretto. È ormai assente ogni traccia di disegno, pratica che invece era ancora caldeggiata in ambito accademico. Abbati sceglie un soggetto verista di attualità, poiché il dipinto è una testimonianza dei lavori di restauro che interessarono la facciata della Basilica di Santa Croce a Firenze tra il 1853 e il 1863, quando il chiostro della chiesa venne utilizzato come deposito dei marmi necessari al restauro.

Dossier Arte - volume 3 
Dossier Arte - volume 3 
Dal Neoclassicismo ai giorni nostri