FOCUS: Il palazzo rinascimentale

   FOCUS 

IL PALAZZO RINASCIMENTALE

Il palazzo fiorentino

Nel corso del Quattrocento Firenze conosce una grande stagione edificatoria che ne fa «una città di palazzi», secondo la celebre definizione del cronista fiorentino Benedetto Dei. Il palazzo diviene espressione della potenza e della ricchezza della famiglia, oltre a testimoniare il suo forte senso di appartenenza al Gonfalone (il quartiere), anche rispetto alla scelta di un luogo maggiormente rappresentativo o più idoneo all'interno della città. Nel 1427 viene istituito il Catasto, cioè l'inventario delle proprietà immobiliari, uno strumento di imposizione fiscale che avrà conseguenze dirette nel promuovere la costruzione di nuove dimore patrizie, esenti dalle imposte nel caso di abitazione principale della famiglia. Al 1454 risale la Pace di Lodi, che inaugura un periodo di stabilità e segna la diminuzione dei prestiti forzosi gravanti sui cittadini più abbienti.
Alcuni dei grandi palazzi costruiti in questi decenni nascono dall'accorpamento di lotti medievali stretti e lunghi, riorganizzati intorno a un cortile loggiato, con colonne o pilastri all'antica, che tende alla regolarità. Una facciata simmetrica, geometricamente ordinata e organizzata solitamente su tre piani, rende omogeneo il fronte. Il bugnato (cioè il paramento a conci di pietra che risalta dalla superficie muraria) diventa il carattere distintivo di molte di queste facciate oltre che segno di magnificenza. Già elemento precipuo delle grandi fabbriche pubbliche fiorentine (come Palazzo della Signoria), nel Quattrocento assume infatti valenze antiquarie, come richiamo a edifici romani ritenuti residenze imperiali: nel Rinascimento si pensava, per esempio, che il muro esterno del Foro fosse parte del palazzo di Augusto. Il bugnato è lavorato con diverse modalità per realizzare effetti plastici e formali differenti (rustico, a cuscino, a superficie piana e così via), è ripetuto ora su tutti i piani (Palazzo Medici, Rucellai, Pitti, Boni-Antinori, Strozzi), ora solo al piano terreno; in altri casi segna gli angoli delle facciate (Corsi Horne). 
Palazzo Medici e Palazzo Pitti si distinguono dagli altri in quanto edificati ex novo. Cosimo de' Medici acquistò dei lotti medievali e li demolì per avere una superficie libera dai vincoli delle preesistenze su cui costruire il suo nuovo palazzo. Luca Pitti edificò sulla viva roccia un palazzo senza eguali, che rimase incompiuto alla sua morte e di cui resta ignoto, a oggi, l'architetto: la serie di grandiose finestre al primo e al secondo piano - alte 7 metri e incorniciate da ghiere di archi con conci in chiave alti 2 metri - sono ritagliate in un possente paramento lapideo con bugne che superano il metro di lunghezza, a richiamare le grandi arcate degli acquedotti romani o le strutture della parte bassa del Palatino a Roma, nucleo fondamentale dei palazzi imperiali. 

Il palazzo veneziano

Anche le case patrizie veneziane nel Quattrocento conoscono una trasformazione nel linguaggio dei propri fronti, su modello della facciata del Palazzo Ducale, che mostra un registro basamentale loggiato e una diffusa presenza di aperture riccamente decorate al piano nobile e al secondo piano. Nei prospetti principali - molto spesso fronti d'acqua, aperti sui canali - la qualificazione e la disposizione delle finestre al piano nobile denunciano la presenza del grande salone passante centrale, luogo baricentrico della domus veneziana che ne costituisce una peculiarità, in base al quale si distribuiscono tutti gli spazi dell'edificio.
Il linguaggio di queste architetture accoglie progressivamente gli stilemi classicisti, come si nota confrontando la preziosa Ca' d'Oro (dal 1423) o l'imponente Ca' Foscari (dal 1452), con la Ca' del Duca della potente famiglia dei Corner (dal 1457).

Il palazzo napoletano

Durante la Signoria aragonese, che fa del recupero dell'Antico un chiaro indirizzo della propria politica culturale e artistica, anche a Napoli si costruiscono sontuosi palazzi, con cortili loggiati e facciate bugnate, dei quali sono giunti fino a noi solo esempi isolati. Fra questi spiccano Palazzo Carafa (1466), con bugnato liscio isodomo (cioè a corsi regolari e di uguali dimensioni) in facciata, e Palazzo Sanseverino (1470), trasformato poi in chiesa gesuitica e di cui è rimasta solo parte della facciata con un bugnato "a punta di diamante".

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò