DOSSIER: I bari di Caravaggio e di Georges de La Tour

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I BARI DI CARAVAGGIO E DI GEORGES DE LA TOUR

Il confronto tra due opere dello stesso soggetto, una partita a carte in cui, al tavolo dei giocatori, sono seduti dei bari, permette di cogliere l’influenza di Caravaggio su alcuni artisti europei e, al contempo, la traduzione volgarizzata e, per così dire, abbassata di livello, che questi artisti effettuarono dell’opera del grande maestro.

I bari di Caravaggio

Il dipinto fu commissionato a Caravaggio dal cardinale Francesco Maria Del Monte, il cui stemma è dipinto sul retro. Un giovane sta giocando a carte con un suo coetaneo che, d’accordo con un compare più anziano, sta truccando il gioco: il giovane ingenuo è così attento a scegliere le carte che non si accorge del compagno, che invece è in attesa del momento buono per barare. Il muro di fondo è colpito da un fascio di luce che proviene da una finestra posta in alto a sinistra e illumina tagliente i personaggi, rivelandone le intenzioni: gli sguardi, le orecchie tese in ascolto, così come i muscoli scattanti dei due bari, risaltano al paragone della calma rilassatezza del truffato, che appare chiuso e quasi sovrastato dagli altri due personaggi.

Il baro di De La Tour

Anche se non ci sono prove che De La Tour conoscesse di persona Caravaggio, sicuramente aveva visto copie delle sue opere: dei Bari dell’artista lombardo riprende infatti il soggetto, pur variando la composizione e il numero dei personaggi. Un ragazzo ingenuo, seduto sulla destra, sta per perdere tutti i soldi che ha davanti a sé sul tavolo, per colpa del baro seduto a sinistra, che ha gli assi nascosti dietro la schiena e che è d’accordo con la donna seduta al centro. Della trama sembra accorgersi una servetta, che sta portando al tavolo un fiasco e un bicchiere di vino. I personaggi sono dunque quattro, due donne e due uomini, in un raffinato gioco con l’osservatore, invitato a scoprire l’astuzia dei due bari grazie a un complicato intrecciarsi di sguardi: al centro della composizione non è più il truffato, come nei Bari, ma una donna, dal perfetto ovale del volto.
Il pittore gioca ancora con la luce, come già Caravaggio; questa però non serve più a selezionare il centro drammatico dell’azione ma piuttosto a celebrare e illuminare i raffinati colori delle elaborate vesti dei personaggi.

Dossier Arte - volume 2
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Dal Quattrocento al Rococò