FOCUS: La piazza nel Cinquecento

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LA PIAZZA NEL CINQUECENTO

La piazza come spazio urbano razionale e qualificato, pienamente appartenente alla città e alla vita quotidiana, è un concetto in parte già presente nella cultura medievale a livello di indirizzo e aspirazione ma acquisisce una piena definizione nel Rinascimento. Già fra Duecento e Trecento il centro politico e religioso della città era stato liberato dalle attività più inquinanti e rumorose, con gli statuti (cioè i regolamenti che le città si davano) che avevano imposto forme più o meno raffinate di regolarizzazione dei fronti e delle cortine murarie degli edifici prospettanti sulle piazze maggiori. È fra Quattrocento e Cinquecento, tuttavia, che si compie il percorso verso una nuova concezione di ordine e decoro, a scala architettonica e urbana, e si impongono le ragioni di una costruzione geometrica dello spazio, dominata dai princìpi della prospettiva. Nel XVI secolo, in particolare, le architetture che definiscono gli invasi urbani sono progettate secondo un linguaggio classicista, mentre fontane e sculture colossali delineano gerarchie visuali o danno corpo agli invisibili percorsi che cerimonie festive, ingressi trionfali, processioni religiose disegnano nella città. I trattati di architettura cinquecenteschi, inoltre, diffondono l'idea della piazza regolare, a pianta rettangolare, debitrice dei modelli dell'antichità, o della piazza poligonale: quest'ultima è concepita in concomitanza all'elaborazione di modelli teorici di città fortificate con imponenti cinte murarie bastionate a matrice esagonale, ottagonale, ennagonale e via dicendo.

Piazza Farnese a Roma

L'idea di creare una piazza davanti al palazzo che i Farnese avevano iniziato nel 1516-1517 prende forma quando Alessandro Farnese diviene papa con il nome di Paolo III nel 1534. Si tratta del primo esempio a Roma di uno spazio vuoto creato mediante demolizioni, per dare prestigio alla residenza di una famiglia patrizia che viene isolata dall'edificato urbano circostante. In questo modo la piazza si presenta quasi come un'appendice del palazzo stesso e si privatizza una porzione della città. In asse con il grande portone è tracciata via dei Baullari: si tratta di uno sventramento di circa duecento metri che valorizza il fronte del palazzo come scenografico fondale urbano, a delineare un sistema articolato
di "palazzo-piazza-asse viario rettilineo". Le due grandiose fontane che qualificano la piazza sono poste nei primi anni Venti del Seicento e amplificano le valenze della regolare geometria dell'invaso urbano.

Piazza Pretoria a Palermo

Uno slargo di dimensioni limitate su cui prospettava la facciata secondaria del Palazzo Pretorio è rivisitato completamente dalla fine degli anni Settanta del Cinquecento, quando prende avvio un lungo processo che si conclude sul principio del secolo successivo.
Nel 1567 una campagna di rinnovamento urbano aveva portato alla rettifica di via del Cassero (oggi corso Vittorio Emanuele), destinato a divenire l'asse cerimoniale della città. Questa operazione dà un nuovo valore all'informe spazio che si trovava a essere il punto di arrivo della nuova strada: questo luogo diviene infatti il raccordo fra tale asse viario e il palazzo municipale. Il primo atto di riprogettazione della piazza è l'installazione di una grandiosa fonte: il vuoto urbano viene occupato quasi integralmente da una monumentale fontana che giunge nel 1574 in 644 pezzi da Firenze, rimontata in una nuova configurazione che prevede un insieme di 133 metri di circonferenza e un'altezza di circa 14, con vasche disposte su più livelli. Agli inizi del XVII secolo è aperta via Maqueda, perpendicolare alla via del Cassero: la piazza rispetto ai due nuovi assi urbani risulta così eccentrica e si decide di "chiuderla", cioè di isolarla, con la costruzione dei cosiddetti Quattro canti. La fontana si trova in questo modo a essere incassata in una sorta di quinta architettonica, soluzione che crea un effetto di forte "fuori scala".

Piazza Grande a Palmanova

La Repubblica di Venezia promuove nel 1593 la costruzione ex novo di una città-fortezza dalla complessa struttura stellare in un sito pianeggiante del Friuli, una vera e propria macchina da guerra a presidio dei confini orientali della Serenissima. Il baricentro della città è la piazza Grande che, dopo un complesso processo ideativo, giunge a una configurazione esagonale: su ciascun lato della figura geometrica si innestano le sei strade radiali maggiori della città, tre delle quali conducono direttamente alle porte urbiche.
Tutta la città è stata ideata usando come unità di misura il passo veneto, che misura circa 1,75 metri, e la progettazione della città inizia con il dimensionamento delle mura secondo un modulo di 200 passi per ogni lato del poligono. Il lato dell'esagono della piazza corrisponde a 50 passi (87,5 metri) e ha un raggio di uguale dimensione, con un'ampiezza di quasi ventimila metri quadrati. Fino a quando la città ha avuto funzione militare, ossia per tutto il XVIII secolo, la piazza ha svolto il ruolo di raccolta delle truppe.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò