Giovanni Angelo Montorsoli
2. IL CINQUECENTO >> Nuove ricerche e nuovi protagonisti
Giovanni Angelo Montorsoli
Fontana di Orione
Questa fontana (1547-1553) celebra il mitico fondatore di Messina e rinnova il cuore religioso della
città (184). I membri del senato chiamarono Montorsoli per realizzare
un’opera che mostrasse al mondo la nobile origine di Messina e la loro discendenza semidivina, in
un momento in cui era particolarmente accesa la rivalità con Palermo, sede del viceré spagnolo.
Montorsoli concepisce per lo spazio davanti al duomo una fonte a impianto piramidale, a vasche sovrapposte, impostata su un’ampia base dodecagonale. La figura di Orione, ritratto insieme al fedele cane Sirio che, secondo il mito, lo accompagnava nelle consuete cacce, conclude un’articolata composizione scultorea: nella parte della "candelabra" (cioè l’elemento centrale, ad andamento verticale della fontana) numerose figure a tutto tondo rivelano l’abilità dell’artista di rinnovare il repertorio fiorentino quattrocentesco grazie alla ricerca di un maggiore dinamismo nelle pose e una particolare attitudine alla sperimentazione inventiva. Le possenti statue dei Fiumi (Nilo, Tevere, Ebro, Camaro) poste sui bordi della vasca, si mostrano debitrici degli antichi Fiumi del Belvedere vaticano: la presenza del Tevere e del Camaro (il fiume messinese che alimentava la fonte), rafforzano in particolare l’idea di Messina figlia di Roma.
Montorsoli concepisce per lo spazio davanti al duomo una fonte a impianto piramidale, a vasche sovrapposte, impostata su un’ampia base dodecagonale. La figura di Orione, ritratto insieme al fedele cane Sirio che, secondo il mito, lo accompagnava nelle consuete cacce, conclude un’articolata composizione scultorea: nella parte della "candelabra" (cioè l’elemento centrale, ad andamento verticale della fontana) numerose figure a tutto tondo rivelano l’abilità dell’artista di rinnovare il repertorio fiorentino quattrocentesco grazie alla ricerca di un maggiore dinamismo nelle pose e una particolare attitudine alla sperimentazione inventiva. Le possenti statue dei Fiumi (Nilo, Tevere, Ebro, Camaro) poste sui bordi della vasca, si mostrano debitrici degli antichi Fiumi del Belvedere vaticano: la presenza del Tevere e del Camaro (il fiume messinese che alimentava la fonte), rafforzano in particolare l’idea di Messina figlia di Roma.
Fontana di Nettuno
Montorsoli realizza fra il 1556 e il 1557 un’altra fontana (185),
posta nella zona del porto per conferire maggior decoro all’area dell’approdo: l’artista crea una
superficie avanzata sul mare, che si stacca dal bordo del molo, su cui pone il Nettuno
proteso verso l’esterno; la scultura dialoga visivamente con la città, relazionandosi con la porta
urbica della Dogana Vecchia e con la nuova torre della Lanterna, opera dello stesso scultore e architetto
fiorentino.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò