Giovanni da Nola

   2.  IL CINQUECENTO >> Nuove ricerche e nuovi protagonisti

Giovanni da Nola

Giovanni Merliano (o Marigliano) da Nola (Nola 1488-Napoli 1558) è una delle figure più interessanti del Cinquecento nell’Italia meridionale, non solo per essere scultore di talento, ma soprattutto per aver realizzato opere che svelano la complessità e la ricchezza del panorama culturale e artistico di Napoli nella prima metà del XVI secolo. Un articolato intreccio di riferimenti e di modelli fa, infatti, della città partenopea un microcosmo di assoluta rilevanza: le opere con cui gli artisti toscani alla fine del Quattrocento avevano rinnovato la tradizione locale divengono modelli importanti su cui innesta il portato degli artisti spagnoli presenti in città, come Bartolomé e Diego Ordóñez o Diego de Silóe. Sono inoltre le ambizioni dei nobili spagnoli e degli esponenti più in vista della corte vicereale che creano le condizioni per un deciso ampliamento delle commissioni, con particolare riguardo alla scultura. Giovanni da Nola si forma inizialmente come intagliatore del legno nell’ambiente napoletano, dove riesce progressivamente ad affermarsi conquistando la fiducia di committenti di primo rilievo, come i Carafa, o di importanti ordini religiosi.

Tomba del viceré don Pedro di Toledo 

Suggello di questo felice percorso professionale è la commissione della tomba del viceré don Pedro di Toledo (183), dietro l’altare maggiore della Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. Il sepolcro marmoreo ha un impianto troncopiramidale, che dialoga da vicino con le tombe di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia o di Filippo il Bello e Giovanna la Pazza a Granada.
Su un possente basamento, arricchito con festoni e fregi, Giovanni colloca quattro statue allegoriche: Giustizia, Prudenza, Fortezza e Temperanza. Un’altra base, più piccola della prima, ospita pregevoli bassorilievi che raffigurano episodi della vita di don Pedro, fra cui spicca L’arrivo a Napoli di Carlo V, con la veduta di Porta Capuana. La composizione si conclude con le figure inginocchiate dei defunti don Pedro e la moglie Maria, raffigurati con vivido naturalismo. Il classicismo di Giovanni, soprattutto nella parte basamentale del sepolcro, si mostra sensibile ad accogliere l’esuberanza decorativa e la "bizzarria" nell’invenzione introdotta in Campania dagli artisti spagnoli. La tomba era stata richiesta dallo stesso don Pedro affinché, alla sua morte, il sepolcro fosse smontato e portato in Castiglia. La morte coglie all’improvviso il viceré nel 1553 mentre era in visita alla figlia Eleonora: don Pedro viene così sepolto nel Duomo di Firenze e il suo sepolcro vuoto è collocato nella Chiesa di San Giacomo, costruita per volontà dello stesso Toledo a partire dal 1540.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò