2.  IL CINQUECENTO

Nuove ricerche e nuovi protagonisti

I primi decenni del Cinquecento vedono un orizzonte sociale, politico e culturale fortemente mutato: l’affermazione di Carlo V nella Penisola porta con sé la diffusione di un classicismo che è espressione della nuova ideologia del potere imperiale.
I signori italiani trovano nel loro comune imperatore - di cui sono "vassalli" - il modello da imitare per costruire la legittimità della propria autorità, celebrando al contempo le proprie imprese. A tale classicismo quindi si ispirano, declinandolo in maniera diversificata, come forma di ossequio al sovrano.
Le corti divengono il palcoscenico privilegiato di artisti e architetti, che devono tuttavia adeguarsi a codici di comportamento, di stile e di linguaggio: alla normalizzazione politica e religiosa corrisponde una progressiva codificazione dei codici espressivi delle arti.
In termini generali, il rapporto fra la produzione letteraria e le arti figurative diviene molto stretto, al pari di quanto accade per l’architettura e la sua teoria, tanto che il Cinquecento è stato definito " il secolo del trattato".
L’affermazione del volgare come lingua delle classi più elevate e la diffusione della stampa costituiscono un volano importante per la traduzione immediata di tali princìpi nell’operosità artistica e nell’architettura.
Nell’arte a soggetto religioso si assiste a una tendenza alla normalizzazione del pensiero e dell’espressività artistica - oltre che dei contenuti iconografici - sulla scorta degli indirizzi che il Concilio di Trento enuclea. Tali orientamenti verranno esplicitati e codificati da una pubblicistica specifica che vede impegnati in prima persona cardinali e vescovi, come Carlo Borromeo o Gabriele Paleotti: l’atteggiamento riformatore riconduce l’opera d’arte a scopi propagandistici, didascalici e restauratori di valori ritenuti adeguati alla nuova morale della Chiesa. Gli Ordini religiosiche nascono in questi decenni - dai gesuiti ai filippini, dai cappuccini ai teatini - contribuiscono in maniera decisiva a diffondere la tendenza a subordinare le opere d’arte e di architettura a criteri predeterminati. 
Seppur in una cornice dove le regole e gli indirizzi sono sempre più stringenti, la creatività degli artisti trova molteplici forme espressive: la resa psicologica, l'attenzione estrema al dettaglio naturalistico, la ricerca di una bellezza astratta e ideale, il colore come strumento di comunicazione degli stati d'animo, il definitivo superamento della prospettiva quattrocentesca sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano il poliedrico contesto del pieno Cinquecento. 
La lezione dei grandi maestri - da Leonardo a Bramante, da Raffaello a Michelangelo - diviene il terreno comune su cui generazioni di artisti dialetticamente definiscono il proprio modus operandi, interagendo con le singole tradizioni e i diversificati portati culturali dei secoli precedenti.
La nobiltà dei maggiori centri della Penisola è protagonista della committenza artistica e architettonica, sia civile sia religiosa: se il genere del ritratto acquisisce un'importanza sempre maggiore, la promozione di opere a carattere devozionale è un segno di adesione ai nuovi valori della Chiesa riformata, oltre che segno distintivo di prestigio sociale e di ricchezza. 
La villa - come residenza qualificata extraurbana dove si coniugano le piacevolezze della vita agreste senza gli affanni e gli impegni della città, e l'esigenza di controllare da vicino le coltivazioni - è uno degli esiti più evidenti della cultura architettonica del Cinquecento. 
I giardini acquisiscono un'importanza sempre maggiore, vivificati dalla pervasiva presenza dell'acqua che alimenta fontane sempre più complesse. Questo tipo di opere d'arte esce progressivamente dai confini dei giardini per arricchire lo spazio urbano: le fontane veicolano messaggi politici e culturali attraverso articolati programmi scultorei resi dinamici dalla presenza dell'acqua; allo stesso tempo, tali elementi organizzano lo spazio creando gerarchie visive, materializzando assi di percorrenza e dando valore a prospettive e scorci urbani. Le piazze italiane si popolano di sculture o sono soggette a una riqualificazione generale che risponde a criteri di regolarità, decoro e magnificenza: si tratta di aspetti che rispecchiano la ricerca di autocelebrazione del signore o delle oligarchie che governano le città. 

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò