Parmigianino
2. IL CINQUECENTO >> Culture e forme della "maniera"
Parmigianino
Madonna del collo lungo
Per la Chiesa di Santa Maria dei Servi a Parma dipinge a partire dal 1534 la cosiddetta Madonna dal collo lungo
(124): nonostante l'impegno di portare a termine il dipinto entro cinque mesi, nel 1540,
alla morte del pittore, l'opera non era ancora finita. Pur incompiuta, fu collocata sull'altare
fino al 1698, quando il principe Ferdinando de' Medici comprò il dipinto e lo trasportò a Firenze,
segno che, nonostante la breve carriera, la fama di Parmigianino aveva valicato
i confini della sua terra d'origine. Il soggetto della composizione - una Madonna che regge in
grembo il Bambino, accompagnata da angeli - è reso in modo del tutto insolito a partire dallo
sfondo, uno spazio aperto su un cielo plumbeo, con una fila di colonne che svettano nel vuoto.
Le proporzioni dei personaggi sono distorte: accanto ai bellissimi angeli, di
cui uno regge un vaso, forse simbolo della maternità di Maria, la Vergine ha un collo lungo e
sproporzionato e innaturalmente allungati sono anche il corpo del Bambino e la gamba del primo
angelo. A destra, un minuscolo uomo emaciato, probabilmente san Girolamo, srotola un cartiglio
e con le sue dimensioni incongruamente ridotte rompe con i princìpi di razionalità
e ordine che avevano governato il Rinascimento.
Affreschi della Steccata
Tra la fine del 1530 e la primavera del 1531 Parmigianino si impegna a dipingere l'arco trionfale e l'abside
della Chiesa della Madonna della Steccata a Parma: il contratto prevede che la decorazione sia completata
in diciotto mesi. Per l'arco è scelto il tema delle Vergini sagge e Vergini stolte (125), una parabola evangelica che racconta di come, in attesa
dello sposo, soltanto alcune fanciulle riescano a conservare l'olio delle lampade per la veglia notturna.
Parmigianino crea una composizione elaboratissima, in cui, sullo sfondo di un'architettura decorata a cassettoni, con rosoni di rame dorato, tre fanciulle per parte sembrano danzare, tra cornici composte da animali di ogni tipo, conchiglie, arieti, colombe, aragoste, rane e festoni vegetali con melagrane, alloro, carciofi, teste d'aglio, cipolle, in una decorazione fastosa e ricca di significati simbolici. Il lavoro, che doveva portare a una definitiva consacrazione del giovane artista, procede tra continue proroghe fino al 1539, quando i fabbricieri della Steccata fanno incarcerare Parmigianino per quasi due mesi, accusandolo di non aver soddisfatto i termini del contratto. Fortunosamente il pittore lascia Parma per Casalmaggiore: nell'agosto del 1540, abbandonato dalla famiglia, tormentato dal fatto di non aver portato a termine il suo capolavoro, dedito, come racconta Vasari, a pratiche magiche, l'artista si ammala di febbre e muore a soli trentasette anni.
Parmigianino crea una composizione elaboratissima, in cui, sullo sfondo di un'architettura decorata a cassettoni, con rosoni di rame dorato, tre fanciulle per parte sembrano danzare, tra cornici composte da animali di ogni tipo, conchiglie, arieti, colombe, aragoste, rane e festoni vegetali con melagrane, alloro, carciofi, teste d'aglio, cipolle, in una decorazione fastosa e ricca di significati simbolici. Il lavoro, che doveva portare a una definitiva consacrazione del giovane artista, procede tra continue proroghe fino al 1539, quando i fabbricieri della Steccata fanno incarcerare Parmigianino per quasi due mesi, accusandolo di non aver soddisfatto i termini del contratto. Fortunosamente il pittore lascia Parma per Casalmaggiore: nell'agosto del 1540, abbandonato dalla famiglia, tormentato dal fatto di non aver portato a termine il suo capolavoro, dedito, come racconta Vasari, a pratiche magiche, l'artista si ammala di febbre e muore a soli trentasette anni.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò