Sebastiano del Piombo
2. IL CINQUECENTO >> Culture e forme della "maniera"
Sebastiano del Piombo
Pietà
Secondo quanto racconta Vasari, Sebastiano raggiunge la fama con la Pietà (101), dipinto oggi conservato a Viterbo. Spesso considerata il capolavoro del pittore veneziano, l’opera è richiesta da monsignor Giovanni Botonti per la sua cappella nella chiesa viterbese di San Francesco. La datazione del quadro intorno al 1515 è pressoché concordemente accettata dalla critica, mentre è stata spesso respinta l’affermazione vasariana che il dipinto si basi su un disegno di Michelangelo. Sebastiano trae comunque da Buonarroti un particolare senso della monumentalità e il trattamento scultoreo delle figure. La consueta iconografia della Pietà, con la Madonna che tiene in braccio il Cristo morto, è qui abbandonata: la Vergine, vestita con abiti semplici, ma di foggia cinquecentesca, rivolge lo sguardo verso il cielo con le mani giunte in preghiera e il corpo del figlio è appoggiato a terra, sopra un lenzuolo bianco. Lo sfondo è diversissimo dalle pacate visioni di campagna che caratterizzavano la pittura veneta di ascendenza giorgionesca. Un
paesaggio arido e cupo è tratteggiato alle spalle della Madonna: pochissima vegetazione, ma soprattutto i segni di una tempesta sulla sinistra e i bagliori rosseggianti sulla destra creano un’atmosfera funerea caratterizzata da nubi scure, con l’apertura di uno squarcio al centro, da dove si vede il disco lunare. Tutti questi elementi contribuiscono a trasmettere il senso della tragedia appena avvenuta.
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Cristo nel Limbo
Negli anni Trenta Sebastiano del Piombo realizza il Cristo nel Limbo (102), una delle opere su cui la critica più si è interrogata relativamente alla derivazione da un disegno michelangiolesco, citato da Luciani in una lettera a Buonarroti del luglio 1532. Il dipinto, oggi al Prado di Madrid, era pervenuto in Spagna già nel Seicento, dal momento che nel 1657 è documentato nella sacrestia del monastero dell’Escorial. Probabilmente faceva parte di un trittico, composto dalla Deposizione ora all’Ermitage e da un Cristo che appare agli apostoli, oggi perduto. La figura del Cristo che si manifesta ad Adamo ed Eva è illuminata da un fascio di luce.
Gesù si rivolge ai progenitori, sofferenti, con un gesto benevolo e misericordioso. Sulla sinistra, la scena è serrata da una porzione di colonna con il fusto, la base e il piedistallo, mentre alle spalle del Cristo si scorge in penombra il Buon Ladrone che sorregge la croce.
Gesù si rivolge ai progenitori, sofferenti, con un gesto benevolo e misericordioso. Sulla sinistra, la scena è serrata da una porzione di colonna con il fusto, la base e il piedistallo, mentre alle spalle del Cristo si scorge in penombra il Buon Ladrone che sorregge la croce.
La sensibilità per le atmosfere e il cromatismo tonale, di ascendenza giorgionesca, si combinano con il trattamento plastico dei corpi, mentre il senso narrativo della scena è potenziato dal sapiente uso della resa prospettica dello spazio, che ne amplifica il realismo.
Ritratto di Clemente VII
A detta di Vasari, Sebastiano del Piombo realizza due ritratti di papa Clemente VII poco dopo la sua elezione, uno dei quali, rimasto nella casa del pittore dopo la sua morte, giunge nella collezione Farnese ed è sistemato a Parma nel Palazzo del Giardino per poi giungere a Napoli, nel palazzo di Capodimonte (103). Concorde è la datazione al 1526. Una luminosità particolare, dai toni talora accesi e talora spenti, pervade la composizione. Lo sfondo è neutro in maniera tale che l’attenzione si focalizzi sulla figura del papa. Seduto, abbigliato con veste bianca, mozzetta e camauro rossi, il pontefice stringe una pergamena nella mano in vista e ha lo sguardo fiero e volitivo rivolto a destra.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò