L'artista riesce, in particolare, a mantenere saldamente la regia delle commissioni dedicando grande
impegno alla fase ideativa e, in generale, al lavoro preparatorio (schizzi, disegni,
cartoni e così via). Tale preliminare palinsesto è poi interpretato e concretizzato con intelligenza
e personalità dai suoi collaboratori migliori. In questa sorta di "palestra" creativa numerosi artisti
hanno occasione di confrontarsi con le più originali creazioni raffaellesche e compiere un significativo
percorso di maturazione e crescita, diffondendo poi in varie parti d'Italia gli esiti di questa straordinaria esperienza formativa e di collaborazione.
La bottega di Raffaello
2. IL CINQUECENTO >> Culture e forme della "maniera"
La bottega di Raffaello
Perin del Vaga
Pietro Buonaccorsi (Firenze 1501-Roma 1547) è noto come Perin del Vaga, dal nome del primo maestro che lo conduce a Roma. Dal 1519 fa parte degli aiuti di Raffaello e collabora alla decorazione delle Logge Vaticane. Negli anni successivi alla morte di Sanzio riceve numerose commissioni: già in queste opere è presente, accanto alla grazia di matrice raffaellesca, un'assimilazione dei modi di Michelangelo e di Sebastiano del Piombo. Dopo soggiorni a Roma e Genova è nell'Urbe dal 1538, dove diventa pittore prediletto di papa Paolo III Farnese. Su incarico del castellano di Castel Sant'Angelo, Tiberio Crispi, intraprende la decorazione della Sala Paolina.Sala Paolina
A capo di un'importante bottega, Perin del Vaga è il coordinatore dei numerosi artisti impegnati nella
decorazione del più monumentale ambiente della Mole Adrianea. Il programma iconografico si basa sulle Storie di Alessandro Magno e
su quelle di san Paolo, in omaggio all'imperatore e al santo che hanno rispettivamente
lo stesso nome di battesimo di papa Farnese e quello da lui assunto al momento di insediarsi sul
soglio pontificio. Un'incorniciatura architettonica inquadra le scene. Sopra ciascuna delle sei porte
- di cui alcune tamponate e dipinte a trompe-l'oeil - sono posizionati dei tondi
con le Storie di san Paolo (104). Sempre
con la tecnica del monocromo è realizzato Alessandro che fa riporre in uno scrigno ipoemi omerici
(105), soggetto che allude all'amore di Paolo III per la letteratura
e che accomuna il papa ad Alessandro Magno. Questa scena dimostra la capacità di Perin del Vaga di
fondere l'attenzione archeologica nella resa delle armature e dello scrigno di ascendenza
raffaellesca, con figure che hanno un trattamento dell'anatomia dei corpi debitrice
delle opere di Buonarroti.
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò