Fra’ Bartolomeo e la Scuola di San Marco

   2.  IL CINQUECENTO >> L'avvio del secolo tra Venezia e Firenze

Fra' Bartolomeo e la Scuola di San Marco

Fra' Bartolomeo

Il 9 novembre 1494 un evento traumatico scuote la città di Firenze: l’espulsione della famiglia Medici. Arbitro della politica fiorentina diventa il frate domenicano di origine ferrarese Girolamo Savonarola. In quel periodo l’esigenza del recupero di rigore morale, della sobrietà nei costumi, dell’affermazione dei valori del Vangelo diviene sempre più forte, alimentata anche dalle prediche dello stesso Savonarola.
Negli anni successivi, complessi avvenimenti politici portano a numerosi cambi di governo che culminano poi, sul principio degli anni Trenta del Cinquecento, nel definitivo ritorno al potere dei Medici. Anche dopo la morte di Girolamo Savonarola nel 1498, diversi artisti restano legati ai suoi insegnamenti morali: questa cerchia prende il nome di Scuola di San Marco, dal nome del convento domenicano fiorentino dove il più importante di questi pittori, Fra’ Bartolomeo (Firenze 1473-1517), abita come religioso e tiene bottega. Questi artisti sono accomunati non soltanto da ideali di natura politica di derivazione savonaroliana, ma anche da una comune visione artistica che vede proprio in Fra’ Bartolomeo il punto di riferimento.
Semplicità, grazia, ricerca dell’equilibrio armonioso nelle composizioni, l’uso di morbidi chiaroscuri sono le cifre distintive dell’operosità di questo artista, sviluppate nell’ambito di un dialogo ravvicinato con l’arte di Raffaello.

Sposalizio di santa Caterina 

L’artista realizza due quadri con lo stesso soggetto, uno conservato al Museo del Louvre (1511), l’altro (97) alla Galleria Palatina di Firenze e originariamente destinato all’altare di santa Caterina nella chiesa fiorentina di San Marco. Il soggetto, il Matrimonio mistico di santa Caterina da Siena, vanta una lunga tradizione: la stessa santa, ancora in vita, si era definita "sposa di Cristo" e il matrimonio si definisce "mistico" perché di natura spirituale e religiosa. La scena che realizza l’artista è complessa per la presenza non solo della santa, che secondo un’impostazione consueta è posta vicino a Gesù bambino, ma anche di una schiera di personaggi che si dispongono secondo una geometria circolare: questo assetto diviene immediatamente percepibile anche per la presenza dell’abside sullo sfondo, qualificata da una sobria architettura classicista. L’influenza raffaellesca si riconosce nella razionalità e nell’impostazione chiara e misurata della scena, mentre influssi leonardeschi caratterizzano la resa cromatica del dipinto, che presenta una forzatura del chiaroscuro. I gesti appaiono pacati, quasi contenuti, al fine di restituire una composizione in cui la drammaticità si placa e tutti gli elementi si ricompongono in una ordinata semplicità.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò