Correggio

   2.  IL CINQUECENTO >> L'avvio del secolo tra Venezia e Firenze

Correggio

Antonio Allegri (1489-1534) nasce a Correggio, capitale di un piccolo Stato indipendente tra Modena e Reggio Emilia retto da una signoria locale. Il nome della città diventa anche lo pseudonimo dell’artista, che si forma e opera prevalentemente nell’ambiente emiliano, ricevendo solo indirettamente gli stimoli del dibattito culturale del primo Cinquecento. Dopo un apprendistato svolto tra il paese natale e Modena è presente a più riprese a Mantova, dove entra in contatto con l’ambiente colto e cosmopolita della corte gonzaghesca.
La provenienza provinciale e una carriera per lo più appartata rispetto ai centri trainanti dell’innovazione artistica del suo tempo non hanno impedito a Correggio di cogliere le suggestioni del colorismo veneto e del Rinascimento fiorentino e romano, che egli rielabora in modo del tutto originale in una pittura di grande forza inventiva, caratterizzata da una tecnica raffinata e da una inedita resa della complessità spaziale e della modulazione luminosa. Nelle sue opere gli episodi sacri o mitologici si tramutano in occasioni per comporre scene di straordinaria articolazione prospettica e vivacità cromatica, in cui i personaggi sono disposti liberamente in spazi scenografici che anticipano i risultati illusionistici dell’arte barocca.

Cupola di San Giovanni 

Dopo una serie di opere giovanili influenzate dalla pittura di Perugino, Mantegna e Leonardo, nel 1520 Correggio affronta un primo incarico di particolare complessità ideativa e difficoltà tecnica: si tratta dell’affresco della Visione di san Giovanni nella cupola della chiesa benedettina di San Giovanni Evangelista a Parma (93). L’episodio rappresentato è quello narrato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, secondo cui Giovanni, dopo essere sfuggito a un tentativo di martirio a Roma, fu esiliato a Patmos, isola del mar Egeo dove riceve la visione apocalittica del Cristo che gli annuncia la morte imminente.
Nonostante le condizioni di scarsa illuminazione e di esasperata visione prospettica imposte dalla morfologia dell'edificio, l'artista crea uno sfondato ardito e folgorante realizzato con particolare maestria.
In un ovale privo di intelaiature architettoniche raffigura il Cristo e gli apostoli: questi ultimi, sospesi tra le nubi,  assistono all'apparizione di Gesù che è ritratto in volo, circonfuso di una luce dorata, al centro della cupola.
L'intenso bagliore irrompe nella scena come da un cielo squarciato all'improvviso e travolge i corpi dei personaggi causando effetti di chiaroscuro e di controluce intensi e vibranti che accrescono il senso di profondità dell'affresco; in questo modo l'opera raggiunge una veridicità sensoriale che non ha eguali nella storia dell'arte fino a questo momento. 
Al di sotto delle nuvole, in posizione estremamente scorciata, Correggio colloca la rappresentazione di san Giovanni evangelista che esprime con efficacia tutto lo stupore, e insieme lo sgomento, causato dall'apparizione. 

Compianto sul Cristo morto 

Pochi anni più tardi, intorno al 1524, per una cappella privata della stessa chiesa di Parma l’artista dipinge il Compianto sul Cristo morto (94). In una nebbiosa e violacea atmosfera mattutina, Gesù è stato deposto dalla croce e attorno al suo corpo esanime si raccolgono i personaggi a creare una composizione di figure fortemente asimmetrica: Nicodemo sta scendendo dalla scala, la Maddalena piange a destra, san Giovanni sorregge la Madonna sconvolta dal dolore, la seconda Maria, tagliata dalla cornice, entra nella scena da sinistra, dalla direzione privilegiata riservata allo spettatore: la tela, infatti, doveva essere apprezzata da un’angolazione obliqua, sulla parete laterale sinistra della cappella. È proprio la figura femminile a rappresentare il tratto più saliente di un’opera contrassegnata da un’ innovativa mobilità e da un’energia emozionale che tendono a superare i limiti dello spazio pittorico, entrando in continuità con lo spazio reale e coinvolgendo l’osservatore; in questo modo Correggio anticipa alcune peculiarità della pittura seicentesca.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò