DOSSIER: La Sagrestia Nuova

   dossier l'opera 

Michelangelo

LA SAGRESTIA NUOVA

  • 1518-1534
  • Firenze, Basilica di San Lorenzo


    Michelangelo, Sagrestia Nuova, interno,, 1518-1534. Firenze, Basilica di San Lorenzo.

    Il tempo e il luogo 

    Sempre all'iniziativa del papa Medici Leone X è legata la costruzione della Sagrestia Nuova, ovvero la cappella simmetrica a quella progettata da Brunelleschi un secolo prima. La struttura voluta dal papa è pensata per accogliere le sepolture del fratello Giuliano, figlio di Lorenzo il Magnifico, e del nipote Lorenzo duca di Urbino: Michelangelo, già impegnato nel progetto per la facciata di San Lorenzo, dal 1518 assume il prestigioso incarico, che tuttavia non porta a termine perché nel 1534 lascia definitivamente Firenze per Roma. In questa impresa Michelangelo dispiega energie creative e organizzative, di cui rimane ampia memoria in schizzi di studio, disegni di presentazione, lettere, ricordi e contratti, circostanza che ne fa uno dei più documentati cantieri del Cinquecento

    La descrizione e lo stile 

    Lo schema planimetrico riprende quello della sagrestia quattrocentesca, con due ambienti quadrati, in sequenza: il vano maggiore e la scarsella. Le pareti sono invece tripartite, con un registro intermedio che separa la zona delle tombe dai grandi lunettoni da cui s'innalza una cupola emisferica, decorata a cassettoni. Oggi osserviamo un progetto lasciato incompiuto dall'artista e completato da Niccolò Tribolo (Firenze 1500 ca.-1550) e Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574) nel corso del Cinquecento. Mancano infatti i raffinati stucchi della cupola e gli affreschi previsti nelle lunette sopra le tombe monumentali di Giuliano de' Medici e Lorenzo duca di Urbino. Avrebbero dovuto completare le due tombe altre sculture, previste nelle nicchie retrostanti e ai piedi dei sepolcri. Questi ultimi sono composti dalle figure idealizzate dei due defunti, vestiti all'antica e con i volti privi di caratterizzazione fisiognomica, che sovrastano i sottostanti sarcofagi marmorei. Un'ulteriore tomba doppia sulla parete opposta alla scarsella, impostata ancora una volta sul dialogo scultura-architettura, avrebbe arricchito questa parte dello spazio che oggi vediamo nella sistemazione di Vasari: un lineare sarcofago marmoreo che sostiene la Madonna e il Bambino, opera di Michelangelo, e i Santi Cosma e Damiano, di Raffaello da Montelupo e Giovanni Angelo Montorsoli. 
    Nonostante il progetto michelangiolesco sia rimasto incompiuto, è possibile riconoscere nella Sagrestia Nuova alcuni caratteri fondamentali del Buonarroti architetto: le pareti del vano sono trattate come un oggetto tridimensionale, con slittamenti delle masse murarie sottolineati dalle membrature architettoniche ed enfatizzati da nicchie o aggetti del telaio lapideo. La bicromia bianco-grigio, con il bianco del marmo (usato per le tombe) e il grigio della pietra serena (usato per il telaio architettonico delle pareti) rafforza la percezione del dinamismo ricercato dall'artista che, per verificare l'effetto visivo della composizione dei due sepolcri medicei, realizza anche dei modelli lignei "al vero" (cioè in scala 1:1), come farà per un brano del cornicione di Palazzo Farnese.

    Dossier Arte - volume 2
    Dossier Arte - volume 2
    Dal Quattrocento al Rococò