Biblioteca Laurenziana
I Medici scelgono il complesso di San Lorenzo come luogo per ospitare anche una nuova biblioteca. Papa Clemente VII Medici, cugino di papa Leone X, incarica Michelangelo di realizzare la struttura. Il progetto avanza nonostante i difficili rapporti dell’artista con i suoi committenti.
Con numerose interruzioni, tra il 1524 e il 1534 Michelangelo crea un complesso edificio, sviluppato in senso longitudinale e ordinato nella sequenza del ricetto (o vestibolo) (63), sala di lettura (64), libreria segreta (non realizzata). In questa occasione, l’artista si preoccupa anche di progettare gli arredi, al pari della decorazione del soffitto e del pavimento della sala di lettura. L’elemento principale è rappresentato dal ricetto, ambiente straordinario che costituisce un filtro fra la luminosità del loggiato del chiostro e la solennità della sala di lettura. Da ambiente funzionale, concepito per risolvere il problema della differenza di altezza fra il secondo e ultimo piano del loggiato del chiostro e la sala di lettura, il ricetto diviene uno stupefacente palinsesto di soluzioni innovative e originali. L’articolazione parietale, creata dall’inserimento di colonne a tutto tondo e incassate nel muro e dai continui movimenti in profondità delle murature, definisce un luogo in cui l’interno trasfigura virtualmente in un esterno e viceversa. Nelle pareti, infatti, sono incastonate le edicole, le finte finestre e le aperture reali. Il linguaggio architettonico è desunto dall’architettura classica, a cui l’artista tuttavia attinge con estrema libertà inventiva, secondo un peculiare "gusto dell’inedito" che incontra il pieno gradimento del pontefice. Un’attitudine che si coglie osservando la trabeazione sostenuta dalle colonne: questa, infatti, appare ridotta e semplificata rispetto agli esempi dell’architettura antica; lo stesso accade per la trabeazione sopra le doppie paraste dell’ultimo registro parietale. La scala del ricetto si presenta come un vero e proprio oggetto scultoreo, staccandosi dalle pareti e mostrando la particolare attenzione dedicata dall'artista alla conformazione degli scalini, uno diverso dall'altro: dopo una lunga gestazione e vari cambiamenti di progetto, Michelangelo nel 1559 invia a Firenze un modello in creta della scala, che egli desiderava fosse realizzata in legno; tale indicazione nasce non tanto da motivi estetici ma dalla consapevolezza che il ricetto si innalza sulla volta della sala capitolare di San Lorenzo e che la scala avrebbe poggiato proprio sul culmine della volta, con pericoli per la stabilità della struttura. Il duca di Firenze, Cosimo de' Medici, tuttavia, impone l'impiego della pietra serena e Bartolomeo Ammannati riceve l'incarico di realizzare il progetto michelangiolesco nella forma che ancora oggi vediamo. Allontanatosi da Firenze nel 1534, Buonarroti non avrebbe più fatto ritorno nella città medicea. Gli anni romani furono particolarmente proficui per l'attività dell'artista come architetto, con progetti a scala urbana, svelando un'originale sensibilità a plasmare lo spazio in tutte le sue dimensioni.
Con numerose interruzioni, tra il 1524 e il 1534 Michelangelo crea un complesso edificio, sviluppato in senso longitudinale e ordinato nella sequenza del ricetto (o vestibolo) (63), sala di lettura (64), libreria segreta (non realizzata). In questa occasione, l’artista si preoccupa anche di progettare gli arredi, al pari della decorazione del soffitto e del pavimento della sala di lettura. L’elemento principale è rappresentato dal ricetto, ambiente straordinario che costituisce un filtro fra la luminosità del loggiato del chiostro e la solennità della sala di lettura. Da ambiente funzionale, concepito per risolvere il problema della differenza di altezza fra il secondo e ultimo piano del loggiato del chiostro e la sala di lettura, il ricetto diviene uno stupefacente palinsesto di soluzioni innovative e originali. L’articolazione parietale, creata dall’inserimento di colonne a tutto tondo e incassate nel muro e dai continui movimenti in profondità delle murature, definisce un luogo in cui l’interno trasfigura virtualmente in un esterno e viceversa. Nelle pareti, infatti, sono incastonate le edicole, le finte finestre e le aperture reali. Il linguaggio architettonico è desunto dall’architettura classica, a cui l’artista tuttavia attinge con estrema libertà inventiva, secondo un peculiare "gusto dell’inedito" che incontra il pieno gradimento del pontefice. Un’attitudine che si coglie osservando la trabeazione sostenuta dalle colonne: questa, infatti, appare ridotta e semplificata rispetto agli esempi dell’architettura antica; lo stesso accade per la trabeazione sopra le doppie paraste dell’ultimo registro parietale. La scala del ricetto si presenta come un vero e proprio oggetto scultoreo, staccandosi dalle pareti e mostrando la particolare attenzione dedicata dall'artista alla conformazione degli scalini, uno diverso dall'altro: dopo una lunga gestazione e vari cambiamenti di progetto, Michelangelo nel 1559 invia a Firenze un modello in creta della scala, che egli desiderava fosse realizzata in legno; tale indicazione nasce non tanto da motivi estetici ma dalla consapevolezza che il ricetto si innalza sulla volta della sala capitolare di San Lorenzo e che la scala avrebbe poggiato proprio sul culmine della volta, con pericoli per la stabilità della struttura. Il duca di Firenze, Cosimo de' Medici, tuttavia, impone l'impiego della pietra serena e Bartolomeo Ammannati riceve l'incarico di realizzare il progetto michelangiolesco nella forma che ancora oggi vediamo. Allontanatosi da Firenze nel 1534, Buonarroti non avrebbe più fatto ritorno nella città medicea. Gli anni romani furono particolarmente proficui per l'attività dell'artista come architetto, con progetti a scala urbana, svelando un'originale sensibilità a plasmare lo spazio in tutte le sue dimensioni.