FOCUS: La pittura a olio

   FOCUS 

LA PITTURA A OLIO

Come si è visto, sono i pittori fiamminghi i primi a riportare in uso la pittura a olio, una tecnica pittorica nota fin dall'antichità, ma scarsamente in uso nel Medioevo, nonostante sia citata in due dei più famosi ricettari, il De diversis artibus del monaco Teofilo (prima metà del XII secolo) e il Libro dell'Arte di Cennino Cennini, della fine del Trecento. Se dunque i fiamminghi sono solo gli "scopritori" di questa «nuova e prodigiosa maniera di colorire», per usare le parole di Vasari, che attribuisce a Jan van Eyck l'invenzione, sono certamente questi pittori a riportare in voga in Italia l'uso dell'olio come legante e base per unire i diversi pigmenti colorati. La grande gamma di possibilità offerte dall'olio, con cui si possono creare finissime velature quasi trasparenti, ne fecero per secoli il legante ideale (ossia l'elemento usato per mescolare tra loro i colori), fino all'invenzione dei colori acrilici negli anni Cinquanta del Novecento. Intorno alla metà del Quattrocento il supporto preferito era la tavola, preparata con un'imprimitura levigata di gesso e colla; solo con il passare degli anni si diffuse l'uso della tela, che era più pratica da trasportare anche per grandi distanze.
I primi dipinti realizzati con questa tecnica compaiono nella Penisola italiana in città che hanno vivaci scambi con la produzione delle Fiandre: Urbino, Ferrara, Napoli e, in seguito, Venezia. Antonello da Messina è il primo pittore italiano a dipingere interamente a olio: nella sua città natale e poi a Napoli entra sicuramente in contatto diretto con artisti catalani e fiamminghi, tra cui Petrus Christus e lo stesso Van Eyck.

La versatilità dell'olio

Nel Ritratto dei coniugi Arnolfini, capolavoro di Jan van Eyck commissionato dal facoltoso commerciante Giovanni Arnolfini, lucchese residente a Bruges, i due sposi, riccamente vestiti, sono ritratti all'interno della loro stanza da letto, raffigurata con estrema precisione e popolata da una grande varietà di oggetti, tutti rappresentati con l'attenzione estrema al dettaglio e la cura miniaturistica  tipiche fiamminghe. Sono però la luce e i riflessi a svelare la straordinaria versatilità dell'olio: al centro della parete di fondo sta infatti uno specchio convesso, dove il pittore dipinge la coppia di spalle e il rovescio della stanza, con una porta aperta con due personaggi in piedi. Gli strati di colore traslucidi e trasparenti rendono le figure e soprattutto gli oggetti brillanti e lucidi, permettendo la definizione della diversa consistenza delle superfici fin nei minimi particolari: dal panno alla pelliccia, dal legno al metallo, ciascun materiale mostra una differente reazione alla luce.
Le potenzialità dell'olio apparvero ai pittori italiani adatte non solo a indagare la realtà fin nei suoi più minuscoli dettagli, ma anche a raffigurare l'intensità di uno sguardo e la concentrazione psicologica di un volto, come nel Ritratto di ignoto, tradizionalmente identificato come un marinaio, di Antonello da Messina: il brillante e denso sfondo fa risaltare i tratti del volto, realizzato dosando le luci e le ombre con velature sovrapposte: l'uso dei colori a olio permette una precisa definizione della luce, impossibile a tempera, e morbidissimi passaggi tonali, che riescono a restituire la diversa consistenza dei materiali, il tessuto dell'abito, la rigida berretta, la pelle su cui cresce una corta barba.

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò