Gli artisti della corte di Ferrara

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Gli artisti della corte di Ferrara

Cosmè Tura

Cosmè (Cosimo) Tura (Ferrara 1430 ca.-1495) è l'artista ferrarese più importante della seconda metà del XV secolo e il suo stile visionario influenza un'intera generazione di pittori. Lavora come vero e proprio artista di corte, cui erano richiesti non solo dipinti, ma anche una complessa serie di altri lavori ricordati dai documenti: disegni per argenterie, apparati decorativi per le feste, decorazioni dei cassoni nuziali (mobili di legno con cui la sposa portava il corredo nella casa del marito) e delle armi da parata. Poco dopo la metà del secolo il giovane artista è probabilmente a Padova: qui completa la sua formazione sulle opere di Donatello ed entra in contatto con una delle botteghe fondamentali dell'Italia settentrionale, quella del pittore e collezionista di antichità Francesco Squarcione (► p. 120). Il soggiorno nella città veneta è il momento in cui si forma il linguaggio asprotagliente che caratterizza tutta l'attività dell'artista ferrarese.   

Primavera

Tra il 1459 e il 1463 Cosmè è indicato fra i pittori impegnati nei lavori per lo studiolo nella palazzina di Belfiore, una delle residenze degli Estensi a Ferrara; la decorazione è composta da una serie di dipinti su tavola raffiguranti le Muse. La cosiddetta Primavera (120), che in realtà dovrebbe raffigurare la   
musa Calliope, è emblematica dello stile dell'artista. La figura allegorica sembra non curarsi dei mostri marini che incombono su di lei da ogni parte e siede tranquilla su un trono fantastico e del tutto irreale. I panneggi dell'ampio mantello sono densi e pesanti, e formano delle pieghe che appaiono come gorghi di acque minacciose.   

Polittico Roverella

Analoghe caratteristiche stilistiche tornano nella pala centrale del Polittico Roverella, dipinto nel 1470-1474 per la Chiesa di San Giorgio fuori le mura a Ferrara e oggi smembrato tra più musei e in parte disperso. Il polittico era composto da sei scomparti principali, con una grande Madonna con Bambino seduta su un ripido trono al centro (121). La scena è impostata secondo un punto di fuga ribassato, che permette di vedere le volte decorate a cassettoni dell'arco centrale. La decorazione del trono è fastosa e visionaria, con elementi simbolici cristiani come il tetramorfo (l'insieme  dei simboli dei quattro evangelisti), le perle e i coralli, oppure classici, come i genietti, i grappoli d'uva e le cornucopie. I panneggi delle figure, sculture nervose e guizzanti, sono pesanti, come stoffe bagnate, i colori sono accesi e irreali, e mescolano la luminosità tipica di Piero della Francesca, l'attenzione ossessiva al dettaglio di gusto fiammingo e la sfrenata fantasia ancora tardogotica.   

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Francesco del Cossa  

Di Francesco del Cossa (Ferrara 1436 ca.- Bologna 1478) scarse sono le notizie riguardanti la biografia: è documentato a Ferrara e poi a Bologna e un lungo silenzio nelle fonti che lo riguardano tra il 1463 e il 1467 ha fatto ipotizzare un viaggio a Firenze. Rispetto ai fantasiosi eccessi dei dipinti di Cosmè Tura, la sua arte è più equilibrata, con uno stile naturalistico più rassicurante.   

Polittico Griffoni

Magistralmente studiato dallo storico dell'arte Roberto Longhi è lo smembrato Polittico Griffoni, commissionato dall'omonima famiglia bolognese per la propria cappella nella Basilica di San Petronio ed eseguito in collaborazione con il più giovane Ercole de' Roberti. Uno degli scompartì laterali, ora a Milano, raffigura San Giovanni Battista (122) in piedi contro un masso scheggiato e un pilastro di un loggiato antico in rovina. La sua monumentale figura denuncia la conoscenza di Piero della Francesca, ma tipicamente ferraresi sono il panneggio pesante, l'attenzione alla resa anatomica di minimi dettagli, come le vene del braccio muscoloso, e l'apparato decorativo fastoso, come il filo di perle di corallo rosso e cristallo di rocca, che continuava negli altri pannelli del polittico. Sullo sfondo si apre poi un paesaggio molto lontano e con la linea dell'orizzonte particolarmente ribassata, caratterizzato da estrose vedute di grotte, speroni stalagmitici, archi naturali, castelli e città che sembrano germinare dalle rocce, secondo il gusto fantastico e visionario dei pittori ferraresi.   

Ercole de' Roberti

Il terzo protagonista dell'arte ferrarese del secondo Quattrocento è Ercole de' Roberti (Ferrara 1455/1456 ca.-1496) che esordisce come pittore, accanto al più anziano Francesco del Cossa nel Salone dei Mesi di Schifanoia (► pp. 116-117). Lasciata la natale Ferrara, Ercole soggiorna per diversi anni, a partire dal 1470, a Bologna: sempre con Francesco del Cossa è impegnato in diverse commissioni bolognesi, come i perduti affreschi della Cappella Garganelli nella Cattedrale di San Pietro a Bologna, di cui restano solo espressivi frammenti, come la Maddalena piangente (► p. 119).

Pala Portuense

Tra il 1479 e il 1481 dipinge la Pala Portuense, per la Chiesa di Santa Maria in Porto nei pressi di Ravenna (123). Come in molti altri dipinti ferraresi, lo sviluppo è prevalentemente verticale, segnato dalla vertiginosa architettura dell'alto trono chiuso da una nicchia con finti rilievi, sotto al quale si trova un podio ottagonale. La base del trono è decorata con alcune formelle monocrome che sembrano rilievi antichi: per eseguirli il pittore dovette tenere presente soprattutto la lezione di recupero delle figurazioni classiche operata da Donatello nella vicina Padova con l'Altare del Santo (► pp. 51-52).   
Dal 1487 Ercole è ricordato come pittore e ritrattista di corte presso gli Estensi, in sostituzione di Cosmè Tura: per la famiglia ducale esegue dipinti, affreschi, scenografie per ricevimenti, mobili e progetti architettonici.   

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò