FOCUS: La città ideale

   FOCUS 

LA CITTÀ IDEALE

Nel secondo Quattrocento, i progetti urbanistici effettivamente realizzati hanno un corrispettivo teorico in una serie di riflessioni sul tema della città ideale, ossia sulla progettazione di un insediamento urbano il cui disegno sia improntato a criteri di razionalità e simmetria. Questi ideali rimasero spesso pure utopie difficilmente realizzabili nel contesto stratificato delle città italiane, in cui i restauri e le nuove costruzioni rinascimentali si sovrappongono spesso a un irregolare tessuto urbano medievale.  

Filarete e l'utopia di Sforzinda  

Antonio Averlino detto il Filarete (Firenze? 1400 ca.-Roma 1469 ca.), scultore e architetto nato con ogni probabilità a Firenze, si trasferisce nel 1451 a Milano, chiamato da Francesco Sforza su raccomandazione di Piero de' Medici. La sua opera più interessante è il Trattato di architettura (1460-1464), scritto in volgare e concepito come un dialogo tra l'architetto e Francesco Sforza, al quale è dedicato il libro. Nel testo l'autore immagina e progetta una città, Sforzinda, che non sarà mai realizzata, ma che con la complessità del suo disegno testimonia le riflessioni urbanistiche sul tema della città ideale. Secondo le idee di Filarete, Sforzinda si sviluppa su una pianta a otto punte ottenuta sovrapponendo due quadrati, perfettamente inscritta in un cerchio, che coincide con il fossato difensivo. Le strade interne che portano alle piazze destinate a mercati e attività economiche sono costeggiate da un sistema di canali che si collega al fosso esterno e consente un facile trasporto delle merci. Al centro della città  è immaginata una vastissima piazza ai cui estremi sorgono il palazzo del signore e la cattedrale, e accanto il palazzo vescovile. Altre due piazze minori si aprono nelle vicinanze, sulle quali si affacciano altri edifici pubblici: il palazzo del Comune, il palazzo del podestà, quello del capitano, la prigione, la dogana, la zecca, il macello, i bagni pubblici, con una peculiare attenzione alle varie funzioni abitative e organizzative della città.  

La Città ideale di Urbino

Rientra in questa feconda stagione di riflessioni teoriche sul tema della città ideale anche una misteriosa tavola urbinate, che fa probabilmente parte di una serie di tre e che doveva decorare un mobile o un elemento di arredo.  
Variamente attribuito agli artisti che passarono per la corte di Urbino, da Francesco di Giorgio Martini a Leon Battista Alberti o Luciano Laurana, il dipinto raffigura una veduta cittadina in cui due serie di palazzi decorati da elementi classici formano le quinte di una piazza su cui si affaccia un edificio a pianta centrale, una chiesa, come indica la croce sul tetto.  
Lo scenario urbano è privo di figure umane: i veri protagonisti della raffigurazione sono gli  
elementi architettonici, incatenati a una rigida maglia prospettica sottolineata dal pavimento a scacchiera.  

Dossier Arte - volume 2
Dossier Arte - volume 2
Dal Quattrocento al Rococò