Dossier Arte - volume 1 

L arte gotica Giotto terza dimensione sul piano mediante precisi procedimenti geometrici, introdotti soltanto nel Quattrocento in seguito alle ricerche di Filippo Brunelleschi, ma di spazialità o spaziosità. I corpi e gli oggetti, grazie a un uso coerente del chiaroscuro e all individuazione di un unica fonte di luce, assumono consistenza plastica e naturalezza. Gli esordi nella Basilica superiore di Assisi Una testimonianza fondamentale della prima fase di Giotto è costituita dagli affreschi della Basilica superiore di Assisi. Come gli altri artisti che hanno lavorato nella basilica prima di lui (tra cui, come abbiamo visto, Cimabue), Giotto racchiude le varie scene in cornici dipinte che sottolineano le forme dell architettura reale. Questa soluzione conferisce alla decorazione una complessiva unità visiva, ma non certo stilistica: le opere di Giotto rappresentano infatti un mutamento decisivo rispetto agli affreschi precedenti. „ Storie di Isacco Intorno al 1290 Giotto realizza sul registro superiore della navata della chiesa due scene d interno in cui viene narrato l episodio biblico di Giacobbe che riesce a ingannare il padre Isacco e a sostituire il fratello Esaù nei diritti di primogenitura (68). La prima innovazione introdotta dall artista per realizzare questi affreschi riguarda la tecnica: il lavoro è organizzato per giornate, consentendo una migliore conservazione del dipinto; si può perciò parlare di affreschi nel senso proprio del termine, cioè di pittura eseguita sull intonaco ancora fresco. Inoltre, lo spazio pittorico è definito in modo da suggerire la terza dimensione, sia per quanto riguarda l architettura e gli oggetti, sia per la disposizione dei personaggi. Il chiaroscuro costruisce le forme e conferisce loro un effettiva consistenza plastica grazie all unificazione della fonte di luce. „ Storie di san Francesco Dopo altri affreschi nei registri superiori, Giotto esegue, con la sua bottega, le Storie di san Francesco (1290-1292 circa), un ciclo di ventotto scene che occupa il registro inferiore della navata e illustra una scelta di episodi della Legenda Maior di san Bonaventura, considerata dall Ordine francescano l unica versione autorizzata della vita del santo. Con questo scritto si sanzionava un interpretazione della figura di Francesco che lo integrava nella Chiesa ufficiale, dando particolare risalto agli episodi di conciliazione con il potere e smussando gli aspetti più rivoluzionari della sua predicazione. Ogni riquadro è commentato da una sintetica didascalia in latino, e sotto le scene è raffigurato un velario in tessuto. L architettura dipinta che incornicia i singoli riquadri riprende quella utilizzata nel resto della Basilica, ma è più complessa; un motivo a colonne tortili assicura la divisione verticale tra una scena e l altra. In questo ciclo il pittore mette in scena composizioni complesse, spesso affollate di personaggi, come nella Rinuncia agli averi (69), dove Francesco si spoglia di ogni ricchezza e perfino delle vesti in una piazza di Assisi. Si nota qui il contrasto tra il padre, infuriato e trattenuto a forza, e il giovane santo, coperto a malapena dal mantello del vescovo che lo ha preso sotto la propria protezione. Gli edifici, simili a quinte di un palcoscenico, determinano lo spazio entro il quale si dispongono le figure. 69. Giotto, San Francesco rinuncia agli averi, 1290-1292 ca., affresco. Assisi, Basilica di San Francesco, chiesa superiore. 421

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Dalla Preistoria al Gotico