Dossier Arte - volume 1 

14 Il Gotico 70. Giotto, Il presepe di Greccio, 1290-1292 ca., affresco. Assisi, Basilica di San Francesco, chiesa superiore. 71. Giotto, Predica davanti a Onorio III, 1290-1292 ca., affresco. Assisi, Basilica di San Francesco, chiesa superiore. Spesso la raffigurazione delle architetture costituisce l elemento più interessante di una scena. Nel caso del Presepe di Greccio (70), alcuni personaggi sono dipinti in modo un po convenzionale, mentre l interno della chiesa e gli arredi sono riprodotti con grande attenzione e ricordano da vicino le soluzioni ideate da Arnolfo e la decorazione cosmatesca. L affresco fornisce una documentazione preziosa sull arredo delle chiese del Duecento: la scena si svolge nel presbiterio, l altare è sovrastato da un ciborio e sul tramezzo si trovano un ambone (il podio con leggio per i sacri testi) e una croce dipinta vista dal retro, che pende in avanti. Lo sfondo blu, qui come altrove, non rappresenta il cielo, ma costituisce l equivalente dell oro usato nelle tavole. Anche nella Predica davanti a Onorio III (71) il pittore realizza un vero pezzo di bravura nelle volte a crociera dipinte a stelle dorate (analoghe a quelle che coprono alcune delle campate della Basilica). Un aspetto della realtà per cui Giotto dimostra minor interesse è il paesaggio. Il miracolo dell assetato (72), dipinto nella controfacciata, riempie di ammirazione per l intensità psicologica con cui sono colti gli atteggiamenti e le espressioni dei quattro personaggi (il santo in preghiera, i due frati che conversano un po dubbiosi, il viandante assetato che si slancia a bere); eppure le rocce sono schematiche e gli alberi fuori scala. Questo modo di porsi di fronte alla natura richiama alla mente un passo di Cennino Cennini: «Se vuoi pigliare buona maniera di montagne, e che pàino [sembrino] naturali, togli di pietre grandi e che sieno scogliose e non polite; e ritra ne del naturale, dando i lumi e scuro, secondo che la ragione t acconsente . 422 72. Giotto, Il miracolo dell assetato, 1290-1292 ca., affresco. Assisi, Basilica di San Francesco, chiesa superiore. Giotto o non-Giotto tuttora viva, tra i critici, la discussione riguardo alla paternità degli affreschi della Basilica superiore di Assisi. Fin dall Ottocento la critica tedesca e poi quella angloamericana hanno messo in dubbio l attribuzione a Giotto. Questa tesi, chiamata separatista o del non-Giotto , si fonda soprattutto sulla distanza stilistica fra le Storie di Isacco e le Storie di san Francesco, da una parte, e i dipinti certi di Giotto, come gli affreschi degli Scrovegni, dall altra. Chi invece attribuisce anche gli affreschi di Assisi al maestro fiorentino, come gran parte degli studiosi italiani, ammette le differenze rispetto a quelli di Padova, ma le spiega facendo riferimento all epoca di esecuzione e alla non ancora raggiunta maturità del pittore. Infatti, come confermano importanti testimonianze documentarie, la decorazione della basilica superiore risale al pontificato di Niccolò IV: quindi Giotto lavora ad Assisi giovanissimo, dieci-quindici anni prima che a Padova. Per confermare la datazione delle Storie di san Francesco poco dopo il 1290 è stato esaminato anche l abbigliamento dei personaggi, e si è fatto notare che qui il santo porta la barba, un particolare che corrisponde alla verità storica, ma che scompare dall iconografia francescana a fine Duecento. Ma se invece gli affreschi di Assisi non fossero di Giotto, chi potrebbe averli dipinti, e quando? L autore sarebbe il vero rinnovatore della pittura italiana o solo un imitatore di Giotto? A queste domande sono state date risposte diverse, ma spesso orientate ad attribuire il ciclo a pittori romani e a dar loro il merito della nascita di una nuova arte.

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico