I caratteri dell’architettura gotica

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I caratteri dell’architettura gotica

Gli elementi base dell'architettura gotica

Nessuno degli elementi base dell'architettura gotica è un'invenzione degli architetti del tempo. La vera novità è la combinazione di questi elementi per scopi tecnici ed estetici precisi. Già negli edifici romanici sono utilizzati l'arco a sesto acuto (ogiva) e la volta a crociera costolonata; anche gli archi rampanti sono impiegati in alcune chiese romaniche, ma sono nascosti sotto i tetti. Si tratta di archi che hanno le imposte (le pietre sulle quali poggiano) ad altezze diverse e la cui funzione è scaricare il peso delle volte; nell'architettura gotica sono esterni all'edificio e sono posti sopra i contrafforti, grandi pilastri addossati alle pareti che assorbono la spinta verso il basso esercitata dalle parti superiori. Inoltre, mentre l'arco a tutto sesto imponeva – nel caso di volte a crociera – campate a pianta quadrata, con quello a sesto acuto si possono costruire volte rettangolari, riducendo il numero dei sostegni verticali. Una struttura così formata si regge sul proprio scheletro, consentendo la riduzione al minimo della muratura e lo sviluppo verso l'alto: si parla a questo proposito di edifici a scheletro portante, costituito appunto dalle volte a crociera, dagli archi rampanti e dai pilastri.

La cattedrale gotica

L'edificio più rappresentativo dell'età gotica è la cattedrale (1-2), un'impresa collettiva e composita la cui costruzione prosegue spesso per secoli. La pianta tipica è a tre o cinque navate, con un transetto poco sporgente e un ampio coro con deambulatorio e cappelle radiali – elementi, questi, che si incontrano già nell'architettura romanica, come si è visto parlando di Cluny III.
In alzato, la struttura presenta tre livelli sovrapposti: le arcate a sesto acuto; il triforio (si ricorre meno di frequente al matroneo); il claristorio, in cui si apre una serie di finestre a ogiva che illuminano l'interno dell'edificio (già presente in qualche architettura romanica, nel Gotico il claristorio diventa di uso comune e assume un'ampiezza maggiore).
All'esterno, la facciata principale e quelle del transetto sono affiancate da torri, come già negli edifici romanici della Normandia e in alcune chiese tedesche; i portali sono spesso sovrastati da ghimberghe (timpani triangolari decorati con rilievi). Le strombature dei portali sono decorate con sculture (3-4): una tipologia molto diffusa è quella della statua-colonna, una figura scolpita strettamente connessa con la struttura architettonica. Sopra, si apre il rosone (5), una finestra circolare divisa da raggi: già presente in età romanica, anche questo elemento si sviluppa nel Gotico per ampiezza e varietà
decorativa. All'incrocio della navata con il transetto sorge spesso un tiburio culminante in una guglia alta e sottile, a forma di cono o di piramide appuntita. Guglie possono essere presenti anche sulle torri. Al livello del tetto sono visibili gli archi rampanti, talvolta sovrastati da pinnacoli, simili alle guglie ma di dimensioni ridotte; aggiungendo peso ai contrafforti, i pinnacoli contribuiscono a contrastare le spinte dall'alto. Le bocche di scarico dell'acqua piovana, i doccioni, sono decorate con sculture raffiguranti creature fantastiche (gargolle). 

FOCUS

LE VETRATE

Elemento fondamentale nell'architettura gotica sono le vetrate, che occupano I rosoni e le grandi finestre ogivali nelle pareti delle chiese (in particolare nel claristorio). La tecnica di realizzazione delle vetrate è molto antica – se ne ha notizia già negli ultimi secoli dell'Impero romano –, ma acquista importanza in età gotica, in rapporto alla maggiore disponibilità di superficie e al valore attribuito alla luce come emanazione divina.
La lavorazione di una vetrata presenta varie fasi e coinvolge maestri di diverse specializzazioni. I materiali impiegati sono il vetro (ottenuto dalla solidificazione di ossido di silicio e colorato secondo le necessità con l'aggiunta di sali minerali), il piombo e il ferro. Si parte da un disegno su tavola (dal XIV secolo su cartone), sulla base del quale si preparano gli antelli, cioè i pezzi di vetro del colore, della forma e della misura desiderati. Per aggiungere dettagli ed effetti chiaroscurali si procede poi alla pittura a grisaille, stendendo con un pennello e con l'aiuto di varie sostanze (acqua, aceto, gomma arabica) la polvere di ossido di ferro sciolta in un solvente. La grisaille viene fissata con una cottura ad alta temperatura. I vetri vengono quindi inseriti in un reticolo di listelli di piombo. Infine la vetrata è sistemata in un'armatura di ferro e collocata nella finestra.


Partenza per Gerusalemme, particolare di una vetrata della Cattedrale di Saint-Étienne, 1195-1270. Bourges (Francia). 

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico