DOSSIER: Affreschi di Sant’Angelo in Formis

   dossier l'opera 

AFFRESCHI DI SANT'ANGELO IN FORMIS

  • 1072-1086
  • Chiesa di San Michele arcangelo, Sant’Angelo in Formis (Caserta)

    II tempo e il luogo

    In Italia, uno dei cicli di pittura monumentale romanica più vasti e famosi si trova a Sant’Angelo in Formis (presso Capua), nella Basilica di San Michele arcangelo, che faceva parte di un monastero benedettino alle dipendenze dell’Abbazia di Montecassino. Costruita a partire dal 1065-1066, la chiesa è una basilica a tre navate senza transetto e con il soffitto a capriate. Fu proprio l’abate Desiderio di Montecassino a promuovere la decorazione pittorica dell’edificio tra il 1072 e il 1086, come dichiarano un’epigrafe all’ingresso e l’immagine dell’abate che compare nell’abside nell’atto di offrire a Cristo il modello della chiesa. Si deve a Desiderio, probabilmente, anche la scelta del programma iconografico.

    La descrizione e lo stile

    La decorazione pittorica ricopre la parte superiore delle pareti della navata centrale (in tre registri), al di sopra delle colonne, la controfacciata (la parete interna della facciata), le absidi e l’arco trionfale. Nelle navatelle e nelle absidi minori si trovavano le Storie dell'Antico Testamento, oggi in gran parte perdute. Il ricco programma iconografico punta su un messaggio di salvezza, in piena sintonia con la rinascita culturale e religiosa promossa da Montecassino.
    L'affresco dell’abside maggiore, il più ampio e monumentale, è diviso in due registri. Nella zona superiore Cristo in maestà siede solennemente su un trono intarsiato e decorato di pietre e gemme, tra i simboli dei quattro evangelisti, che insieme formano il cosiddetto tetramorfo. Nella zona inferiore vi sono tre angeli: al centro è raffigurato san Michele arcangelo, che indossa un abito di foggia raffinata e materiale prezioso. A sinistra e a destra delle figure angeliche stanno rispettivamente l’abate Desiderio, responsabile, come si è visto, della commissione degli affreschi, e Benedetto, il fondatore dell’ordine a cui faceva capo il monastero.
    Dal punto di vista stilistico il ciclo dipende ancora dalla pittura bizantina, come si riscontra osservando le figure statiche e maestose. Nelle scene più narrative che decorano la navata, però, si nota un tono più libero e vivace, con i personaggi rappresentati in una maniera più naturalistica: questa libertà espressiva conferma l’ipotesi che siano stati pittori italiani e non orientali a lavorare nella chiesa.

    Dossier Arte - volume 1 
    Dossier Arte - volume 1 
    Dalla Preistoria al Gotico