I mosaici
Nel XII secolo l'arte del mosaico – ereditata dalla tradizione romana e tardoantica e sperimentata in particolare nell'Italia bizantina in epoca altomedievale – è impiegata soprattutto per la decorazione pavimentale in Francia, Inghilterra, Germania, Spagna e anche in Italia. In genere i pavimenti ornati, che potevano coprire vaste zone delle chiese, completavano il programma iconografico di affreschi e decorazioni scultoree, anche se oggi questo rapporto non è più facilmente ricostruibile per la mancanza di opere conservate in modo completo. Si sa, per esempio, che nell'Abbazia di Montecassino l'abate Desiderio aveva chiamato a lavorare maestri bizantini, che avevano realizzato i mosaici pavimentali e parietali, tutti andati distrutti. Le tecniche impiegate erano varie: potevano riprendere il metodo ellenistico dell'opus Alexandrinum (intarsio di pietre preziose), oppure quelli romani dell'opus tessellatum (a piccole tessere) e dell'opus sectile (intarsio di lastre di marmo), o perfino utilizzare semplici ciottoli.In Italia è forte l'influenza della tradizione bizantina dei mosaici murali, ed è noto che a Venezia e nella Palermo normanna sono attivi anche mosaicisti provenienti dall'Oriente, che, con le loro botteghe itineranti, si affiancano alle maestranze locali apportando preziosi aggiornamenti tecnici. La lezione di questi maestri, venuti forse da Costantinopoli, permette di istruire mosaicisti locali. Purtroppo in Italia i mosaici di epoca romanica in buono stato di conservazione sono pochi; tra questi vanno ricordati, oltre a quelli della Basilica di San Marco a Venezia, i mosaici del Duomo di Otranto, della Cappella Palatina a Palermo e del Duomo di Cefalù.