In epoca romanica iniziarono a essere utilizzati rivestimenti bronzei per coprire le ante di legno dei
portali. La tecnica della fusione in bronzo, che si diffuse nell'Occidente cristiano fra XI e XII
secolo, ha radici bizantine. L'Italia meridionale conserva il maggior numero di porte bronzee dell'epoca;
qui giunsero nel 1062, da Costantinopoli, le porte per la Cattedrale di Amalfi, e nel 1066 quelle
ordinate da Desiderio di Montecassino per la sua abbazia.
Nel 1076 arrivarono le porte destinate al Santuario di Monte Sant'Angelo sul Gargano, eseguite a Costantinopoli per Pantaleone di Amalfi. La lavorazione di queste porte combina due tecniche differenti, il niello e l'agemina. La niellatura consiste nel riempire i solchi di un'incisione praticata su una lastra di metallo con materiale colorato, in questo caso mastice rosso minio o di due tonalità di verde. L'ageminatura, nota fin dall'antichità, consiste invece nell'inserire, battendoli con un martello, fili o foglie sottili di oro, argento o altro su una superficie metallica. Nel caso delle porte del santuario sul Gargano, sia l'argento sia il rame risultano incastrati nei profili delle figure.
La tipologia di queste porte, come di altre porte bizantine, dotate di pannelli figurati incorniciati e di protomi leonine a rilievo per le maniglie, dovette fungere da modello per quelle, numerose, che si iniziarono a produrre sul posto. Un capolavoro è la Porta di Oderisio da Benevento, che si è firmato sui battenti della Cattedrale di Troia nel 1119.
Nel 1076 arrivarono le porte destinate al Santuario di Monte Sant'Angelo sul Gargano, eseguite a Costantinopoli per Pantaleone di Amalfi. La lavorazione di queste porte combina due tecniche differenti, il niello e l'agemina. La niellatura consiste nel riempire i solchi di un'incisione praticata su una lastra di metallo con materiale colorato, in questo caso mastice rosso minio o di due tonalità di verde. L'ageminatura, nota fin dall'antichità, consiste invece nell'inserire, battendoli con un martello, fili o foglie sottili di oro, argento o altro su una superficie metallica. Nel caso delle porte del santuario sul Gargano, sia l'argento sia il rame risultano incastrati nei profili delle figure.
La tipologia di queste porte, come di altre porte bizantine, dotate di pannelli figurati incorniciati e di protomi leonine a rilievo per le maniglie, dovette fungere da modello per quelle, numerose, che si iniziarono a produrre sul posto. Un capolavoro è la Porta di Oderisio da Benevento, che si è firmato sui battenti della Cattedrale di Troia nel 1119.
Tra gli artisti più capaci si ricorda
il pisano Bonanno, scultore e architetto, che aveva probabilmente una bottega nei
pressi del
duomo. Per la sua città natale realizzò la Porta di San Ranieri, in origine nel transetto della
cattedrale, con storie evangeliche in venti riquadri, mentre per il Duomo di Monreale forgiò una
porta con quaranta scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, realizzata sempre a Pisa ma spedita
via mare, smontata, in Sicilia. Bonanno aveva un'altissima perizia nella fusione e utilizzava con
abilità tecniche antiche come quella della cera persa, già usata dagli antichi Greci; spesso poi
rilavorava i rilievi a sbalzo (percuotendo il retro della lastra) per aggiungere gli ultimi dettagli.
Le porte poggiano su un'intelaiatura lignea e le formelle, fuse una per una, sono bloccate sul retro
da una cornice di metallo fermata al legno da chiodi con capocchia decorata a rosette.