Scultura e architettura in Età Classica

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Scultura e architettura in Età Classica

Intorno alla metà del V secolo a.C. si colloca il passaggio dallo stile Severo alla vera e propria arte classica. Secondo gli storici antichi, questa svolta sarebbe avvenuta grazie all’operato innovatore e al genio individuale di grandi personalità creatrici. Questa visione risulta oggi evidentemente schematica, dal momento che l’importanza del contesto in cui operavano gli artisti del tempo non può essere sottovalutata. È comunque vero che il fermento culturale del periodo, il cosmopolitismo di una città fiorente come Atene, lo sviluppo parallelo di altre discipline e forme di pensiero come la filosofia, la scienza e l’urbanistica fanno emergere figure di artisti sempre più consapevoli del valore della propria arte.

Policleto

Nella statuaria, il processo di perfezionamento nella resa della figura umana e del movimento nello spazio, iniziato con la scultura arcaica dei koúroi e proseguito nel periodo Severo, arriva al suo compimento con l’opera del grande bronzista Policleto.
Nato intorno al 490 a.C. ad Argo, nel Peloponneso, Policleto si dedica in primo luogo alla resa della figura maschile atletica nuda, ereditando l’interesse per questo soggetto dallo stile Severo e iscrivendosi bene nel clima di ammirazione per la bellezza del corpo sano e allenato, testimoniato dal grande interesse dei Greci per i Giochi olimpici (molte opere perdute di Policleto ritraevano proprio i vincitori dei Giochi) e dalla diffusione della pratica ginnica nelle palestre.
Policleto parte da un’attenta osservazione del reale, ma il suo vero interesse è la ricerca della perfezione, ossia della raffigurazione di una bellezza ideale in cui si possano vedere realizzati i princìpi dell’armonia, della simmetria e dell’equilibrio. Egli ritiene infatti che, per ottenere una figura umana dalle proporzioni perfette, occorra applicare ad essa rapporti numerici predeterminati, e intorno al 450 a.C. affida i criteri da lui elaborati a un trattato quasi interamente perduto, il Canone. Questi intenti programmatici sono perfettamente applicati nella sua opera più famosa, il Doriforo. Datata anch’essa intorno al 450 a.C., la statua sarà a lungo imitata e definita essa stessa "canone" (► pp. 120-121). 

Amazzone ferita

Secondo la tradizione, intorno al 440 a.C. fu indetta a Efeso una gara per la creazione di una statua raffigurante un'Amazzone ferita (le Amazzoni erano un mitico popolo di donne guerriere). La competizione fu vinta da Policleto, che con la sua statua sbaragliò gli altri scultori del tempo, tra i quali Fidia. L'opera, conosciuta solo attraverso copie dal momento che l'originale è andato perduto, è il risultato dell'applicazione di una versione femminile del canone. L'esemplare qui riportato (20), restaurato e integrato nel Settecento, è una delle tante repliche marmoree di epoca romana: l'Amazzone ha il braccio destro sollevato, che forse in origine teneva la lancia sulla quale la figura si appoggiava, mentre la mano sinistra scosta il lembo del panneggio per scoprire la ferita, che la guerriera guarda volgendo leggermente la testa verso il fianco.

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico