IL SUOLO AGRICOLO
Da oltre 10 000 anni gli esseri umani modificano il suolo per renderlo adatto all’agricoltura.
Il suolo naturale modificato per la coltivazione è detto suolo agricolo. Per ottenerlo sono necessarie più fasi di lavorazione. Prima che il suolo sia pronto per la semina, infatti, è necessario eliminare le piante spontanee indesiderate, rivoltare il terreno con l’aratro in modo da arieggiarlo e renderlo più soffice (8), irrigarlo per aumentare il suo contenuto di acqua (soprattutto se ne è povero), quindi concimarlo, arricchendolo di sostanze nutritive essenziali per la crescita delle piante. Alla fine di queste operazioni il suolo risulta composto da due soli strati: lo strato attivo, ricco di humus, e lo strato
inerte, povero di humus, che non viene raggiunto dalle radici delle piante coltivate.
Un buon suolo agricolo deve contenere sufficienti quantità di humus, argilla, calcare
e sabbia fine.
L’humus, come abbiamo visto, è la parte fertile del terreno e deve essere presente in una percentuale variabile tra il 5 e il 10%. L’argilla è ricca di sali minerali, necessari per il nutrimento delle piante; inoltre, grazie alla sua impermeabilità impedisce all’acqua di disperdersi nel sottosuolo. Anche il calcare è importante per la crescita delle piante: è ricco di calcio, che favorisce l’accrescimento vegetale e dona resistenza ai tessuti. La sabbia, infine, è utile per drenare il terreno, impedendo la formazione di ristagni che potrebbero far marcire le radici delle piante.