Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'opera: Decameron

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I contenuti tematici

La celebre novella parla – come altre del Decameron – di un mondo lontano da quello di Boccaccio, non tanto cronologicamente, quanto piuttosto socialmente: mentre l'autore vive in un contesto borghese e mercantile, i protagonisti della novella sono intrisi della mentalità feudale, secondo la quale un feudatario detiene un potere totale e incontrastato sulle cose e sulle persone che ricadono sotto la sua giurisdizione. Spia di ciò è il fatto che nella novella nessun uomo al seguito di Gualtieri gli muove mai biasimo alcuno a proposito della sua condotta; per non parlare, poi, della devozione cieca della donna, possibile solo in un contesto di totale sudditanza della moglie nei confronti del marito.
In questo ambiente feudale Boccaccio mette in risalto la superiorità morale della povera contadina sul ricco signore: mentre quella è forte e paziente, questo è egoista e crudele. La donna, di umili origini, ha temprato il suo spirito in continue fatiche (r. 245), che l'hanno resa capace di sopportare ogni avversità con pazienza amorevole e sovrumana. Il marchese di Saluzzo, al contrario, è mosso (secondo l'interpretazione prevalente del testo) da una matta bestialità (r. 9): per questo Boccaccio non mostra particolare rispetto verso il suo alto rango, anzi conclude la novella con una battuta, pronunciata dal narratore Dioneo, decisamente irriverente verso Gualtieri, al quale – dice – non sarebbe forse stato male investito d'essersi abbattuto a una che quando, fuor di casa, l'avesse fuori in camiscia cacciata, s'avesse sì a un altro fatto scuotere il pilliccione che riuscito ne fosse una bella roba (rr. 284-286).

Dopo aver ricevuto e letto, nel 1373, una copia del Decameron, Francesco Petrarca decide di tradurre in latino la novella di Griselda, in quanto la ritiene tanto bella da meritare una diffusione internazionale. Petrarca invia così a Boccaccio stesso la traduzione, collocandola all'interno di una lettera (Seniles, XVII, 3). Presto la nuova versione si diffonde in tutta Europa, diventando rapidamente più famosa dello stesso originale boccacciano. Per esempio conosce la novella proprio dalla versione di Petrarca il grande scrittore inglese Geoffrey Chaucer, che la rinarrerà nei suoi Racconti di Canterbury.
Il rifacimento petrarchesco, intitolato De insigni obedientia et fide uxoria (Sull'insigne obbedienza e sulla fedeltà coniugale), ha però, rispetto all'originale, un più evidente significato religioso: Petrarca trasforma Griselda da un modello di moglie perfetta in un simbolo dell'anima del fedele messa alla prova da Dio e in un esempio di come una creatura si debba comportare nei confronti del Creatore. A sottolineare l'intento religioso, quasi agiografico, della versione latina, è il titolo stesso che il poeta attribuisce al proprio scritto: un titolo costruito come una sorta di calco della prima parte di quello di un capitolo (XVI, 32) del trattato De civitate Dei (La città di Dio) di sant'Agostino: De oboedientia et fide Abrahae (L'obbedienza e la fedeltà di Abramo).
Griselda viene vista infatti da Petrarca come exemplum di sottomissione a Dio, quale fu appunto Abramo, pronto a sacrificare il suo unico figlio, Isacco, e di sopportazione, e sotto tale riguardo è paragonata implicitamente a Giobbe, che tollerò con rassegnazione la perdita dei beni e dei suoi dieci figli, per essere poi ricompensato da Dio con la nascita di altri dieci figli.
Ma di questa novella sono state offerte anche altre letture. Si tratta infatti di un testo che è stato oggetto, soprattutto nella critica del secondo Novecento, di un vivace dibattito interpretativo, anche in virtù della sua collocazione alla fine dell'opera, una posizione che ne sottolinea l'importanza all'interno della visione ideologica dell'autore.
 >> pag. 581 

Il critico Carlo Muscetta evidenzia soprattutto la violenza del costume feudale sulla donna sottomessa in tutto e per tutto al marito e vede in Griselda la figura di una donna amorevole e perfetta, creata da Boccaccio per sopperire alla mancanza della madre, troppo presto sottrattagli: Griselda sottenderebbe l'adesione dell'autore a un ideale femminile tradizionale, a un'immagine di donna che subordina sé stessa al valore primario del dovere coniugale.
Altri hanno paragonato la novella a una fiaba, perché nel racconto si presentano diversi elementi tipici dell'universo fiabesco: l'improvvisa trasmutazione da una condizione di estrema povertà a una di grande ricchezza (con l'abbandono, in pubblico, dei vecchi panni e la consegna dei nuovi), le prove estreme che la protagonista deve superare per raggiungere il gioioso epilogo (la prova è uno dei topoi* della fiaba), lo stesso lieto fine.
Secondo la lettura di Vittore Branca, che interpreta il Decameron come una sorta di ascesa dall'Inferno al Paradiso sul modello della Commedia dantesca, Griselda è l'esempio più alto di virtù contenuto nel capolavoro boccacciano: la giovane contadina è una figura avvicinabile alla Vergine Maria, in opposizione a quella di Ciappelletto (assimilabile a Giuda), protagonista della prima novella della raccolta. In base a tale interpretazione l'opera presenterebbe un percorso ascensionale, dallo stile umile o comico a quello sublime o tragico, dal trionfo del vizio, con Ciappelletto-Giuda, al trionfo della virtù, con Griselda-Maria. A sostegno della sua tesi lo studioso sottolinea anche il fatto che la centesima novella del Decameron riepiloga le tre grandi forze attive nell'opera: la fortuna (che all'inizio porta inaspettatamente Griselda a migliorare la propria condizione), l'amore (che rende la stessa Griselda capace di eroica sopportazione e alla fine cambia in positivo Gualtieri), l'ingegno (che si manifesta nelle prove escogitate da Gualtieri per saggiare la sottomissione della moglie).
Tuttavia la scanzonata battuta finale di Dioneo sembra difficilmente orientare la lettura della vicenda di Griselda in una direzione seria o addirittura religiosa. Pare perciò cogliere maggiormente nel segno l'interpretazione proposta da Mario Baratto, il quale nota specialmente l'assurdità dei costumi feudali rappresentati nel corso del racconto e l'ossessività dell'esasperata ricerca, da parte di Gualtieri, di una prova definitiva della fedeltà della moglie, che invece, pur appartenendo a un ceto sociale più basso, si rivela padrona di un equilibrio decisamente maggiore rispetto a quello del marchese. Inoltre Griselda possiede alcune di quelle virtù tipiche dell'orizzonte ideologico cortese (fermezza, costanza, magnanimità, grazia, umiltà) che Boccaccio intende indicare alla nuova classe borghese, capovolgendo le rigide gerarchie feudali. Significativa in tal senso è la conclusione, in cui il narratore (che in questo caso sembra farsi interprete del pensiero dell'autore) afferma che anche nelle povere case piovono dal cielo de divini spiriti, come nelle reali di quegli che sarien più degni di guardar porci che d'avere sopra uomini signoria (rr. 280-282).
C'è anche chi, come Mirko Bevilacqua, ha letto la novella in senso parodico, parlando esplicitamente di «una vera e propria parodia, una narrazione al contrario». Il critico nota come il narratore, Dioneo, peraltro il membro più cinico e irriverente della brigata dei novellatori, è lo stesso che nell'Introduzione alla Sesta giornata aveva affermato di non condannare affatto l'adulterio femminile e che nella Settima giornata, in qualità di re, aveva proposto di ragionare delle beffe ordite dalle mogli ai danni dei mariti. La matta bestialità (r. 9) di cui parla Dioneo introducendo la novella non è dunque – per Bevilacqua – l'incredibile ferocia del marchese di Saluzzo, ma la tremenda passività di Griselda, una donna molto diversa da quelle incontrate nel lungo viaggio del Decameron: la già citata battuta finale di Dioneo suggellerebbe tale lettura.
 >> pag. 582 

Infine, per lo storico della letteratura Amedeo Quondam, la "morale della storia" suggerisce una profonda riflessione etica sul potere: «una paradossale radicalizzazione di un problema centrale nella riflessione contemporanea sull'ordine delle "cose del mondo", e in particolare sui rapporti tra etica e politica, tra virtù e potere (o status), profilando la complessità del bilanciamento delle virtù (e magari dei vizi) di chi comanda e di chi obbedisce, con quell'implicito riferimento al degrado dei tempi presenti che connota la posizione boccacciana».

Le scelte stilistiche

Il linguaggio della novella attinge sovente al campo lessicale del potere feudale e lo stile è di livello alto, conforme all'ambiente signorile descritto e rappresentato. Tuttavia, con la sua battuta finale, Dioneo, il narratore, utilizza un'espressione decisamente plebea, affermando che Griselda avrebbe fatto meglio a farsi scuotere il pilliccione da un passante qualsiasi, piuttosto che rimanere fedele a Gualtieri. Questo repentino cambio di registro si spiega con la volontà di Boccaccio di "smontare", in una sola battuta rivelatrice, l'atmosfera cortese tratteggiata nel testo, per mostrare che il mondo di cui esso parla è fondato, in realtà, sulla violenza di uomini non necessariamente superiori, più buoni o più giusti, ma spesso soltanto più forti e talvolta anche moralmente peggiori degli altri.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Suddividi la novella in sequenze, attribuendo un titolo a ciascuna di esse.

2
Proponi un ritratto di Griselda utilizzando alcune espressioni tratte dal testo.

3
Spiega che cosa significa questo passaggio: entratogli un nuovo pensier nell’animo, cioè di volere con lunga esperienzia e con cose intollerabili provare la pazienzia di lei (rr. 101-103).

4
Il verbo "pungere" e il sostantivo "puntura" ricorrono più volte nel testo. Che cosa significano? A quale fine vengono usati?

ANALIZZARE

5 Qual è l’atteggiamento in cui si rispecchia il carattere di Griselda? Perché?

6
Trova nel testo i vocaboli tipici della società feudale e cortese.

7
Quali altri elementi, oltre a quelli evidenziati nell’analisi, sono riconducibili all’universo delle fiabe popolari?

INTERPRETARE

8 Individua nella novella l’espressione Signor mio e spiega il motivo del suo utilizzo.

9
In quali punti della novella Griselda dà del voi a Gualtieri? Perché?

PRODURRE

10 Confronta in un breve scritto (di circa 20 righe) il mondo feudale rappresentato nella novella con quello borghese in cui vive l’autore.

La tua esperienza
11 In che modo verrebbe accolta al giorno d’oggi una storia come quella di Griselda? Pensando anche a recenti casi di cronaca (tra i più famosi quello di Elisabeth Fritzl, una donna austriaca segregata per anni dal padre-padrone, su cui puoi trovare molte informazioni nel Web), rifletti sull’argomento in un testo di circa 30 righe.


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Dalle origini al Trecento