Autore | Lucio Fontana |
Opera | CONCETTO SPAZIALE. LA FINE DI DIO |
Data | 1963 |
Tecninca | Olio, squarci, buchi e graffiti su tela |
Misure | 178 x 123 cm |
Lucio Fontana, nato in Argentina da uno scultore italiano e attivo sia a Buenos Aires sia in Italia, ha cercato per tutta la sua carriera di artista modi diversi di rappresentare lo spazio. Non a caso è stato il fondatore nel 1947 dello “spazialismo”, che rifiuta la pittura tradizionale a favore di tagli o fori che suggeriscano la tridimensionalità dello spazio. Ecco perché molte sue opere recano il titolo di Concetto spaziale, seguito da un sottotitolo.
Autore | Lucio Fontana |
Opera | CONCETTO SPAZIALE. LA FINE DI DIO |
Data | 1963 |
Tecninca | Olio, squarci, buchi e graffiti su tela |
Misure | 178 x 123 cm |
La forma dell’uovo indica la perfezione dell’universo, e i buchi simboleggiano le stelle.
«Sto tentando di rappresentare il vuoto. L’umanità, accettando l’idea dell’infinito, ha già accolto l’idea della nullità. E oggi la nullità è una formula matematica» dichiara Fontana nel 1963.
Perforando la tela, l’artista è artefice di un gesto che crea una profondità, uno spazio tridimensionale.
La serie Concetto spaziale. La fine di Dio, nota anche come Ova, nasce tra il marzo del 1963 e il febbraio del 1964 per tre diverse esposizioni tenute a Zurigo, Milano e Parigi: nell’arco di quasi un anno Fontana crea trentotto tele a forma di uova, monocrome, ciascuna di una diversa tonalità di colore. La loro caratteristica è di essere crivellate di buchi slabbrati che perforano la compattezza della materia e ne oltrepassano lo spazio svelando accessi misteriosi. Fontana inventa così un nuovo legame tra materia, spazio e superficie: lo spazio ha un corpo e i buchi lo attraversano. Questi fori, variando di dimensione, creano sulla superficie un percorso che ha un suo ritmo visivo.
«Io buco – scrive Fontana, – passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere… tutti hanno creduto che io volessi distruggere, ma non è vero, io ho costruito, non distrutto…».
Arte Attiva
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