Gropius e la scuola del Bauhaus

Gropius e la scuola del Bauhaus

Con Gropius e il Bauhaus l’architettura e il design si aprono all’industria

Nel 1907, nasce in Germania, all’epoca uno dei Paesi più industrializzati del mondo, l’associazione di architetti e intellettuali del Deutscher Werkbund (Corporazione tedesca artigiana), che si propone di sfruttare ogni opportunità offerta dallo sviluppo industriale. Da qui parte l’attività di Walter Gropius (1883-1969) che, dopo aver disegnato per il Werkbund arredi e carrozzerie per auto, inizia a lavorare con un altro grande architetto, Adolf Meyer (1881-1929): insieme progettano l’edificio più significativo di quegli anni, le Officine Fagus. La guerra segna una battuta di arresto ma subito dopo, nel 1919, nasce grazie a Gropius il Bauhaus, la prima scuola moderna di architettura, arti applicate e design industriale, un progetto senza uguali per l’epoca.

Una nuova sede per il Bauhaus

Nei primi anni di vita del Bauhaus (Casa dell’architettura, nome scelto dallo stesso Gropius), la scuola ha scarsissimi finanziamenti, perché in guerra la Germania ha subìto devastazioni infinite e non ha molte risorse finanziarie da dedicare all’arte. Nel 1925 il Bauhaus viene trasferito da Weimar a Dessau: la nuova sede, ideata da Gropius, viene costruita in cemento armato e vetro, seguendo princìpi rigorosi di funzionalità che rendono l’edificio una specie di manifesto dell’architettura moderna.

Estetica e funzionalità

La vera svolta nella storia del Bauhaus si verifica nel 1923, quando il giovane artista ungherese Moholy-Nagy assume la direzione del corso principale e avvia le prime collaborazioni con l’industria, favorite da Gropius anche per la necessità di sostenere la scuola con sostanziosi finanziamenti. La sperimentazione di nuovi materiali industriali e la produzione di oggetti in serie, cioè non più artigianali, per il grande pubblico, procura grande fama al Bauhaus: si sviluppa così il design industriale. Da questo momento, la principale caratteristica del design sarà quella di conciliare la bellezza dell’oggetto con la sua funzionalità.

Arte Attiva 
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