Gauguin e Van Gogh, amici-nemici

Gauguin e Van Gogh, amici-nemici

Trasgressivi e incompresi, amici e rivali, Gauguin e Van Gogh sono, insieme a Cézanne, i grandi della fine del secolo

Hanno trascorso vite tormentate e girovaghe, e sono finiti in miseria: sono il francese Paul Gauguin e l’olandese Vincent van Gogh, due artisti le cui opere oggi sono osannate e stimate. Idealisti e istintivi, amanti della natura e della gente semplice, i due stringono amicizia, con la speranza di creare una società di artisti indipendenti, in un periodo in cui l’arte è ormai in mano ai critici e alle esposizioni organizzate da potenti mercanti e gallerie. Nel 1888 vivono insieme ad Arles, in Provenza, ma quest’esperienza si interrompe bruscamente e le loro strade si dividono.

Gauguin, la fuga dalla modernità

Paul Gauguin (1848-1903), dopo aver lasciato famiglia e lavoro a Parigi, si dedica totalmente alla pittura. Alla ricerca di realtà “incontaminate”, si sposta ad Arles e infine in Bretagna, regione isolata dalla modernità, poi, deluso per lo scarso successo ottenuto, si trasferisce nei mari del Sud dove cerca forme di vita primitive. Dall’isola di Tahiti, la cui capitale Papeete gli pare una metropoli, si trasferisce dopo qualche tempo nelle più selvagge isole Marchesi, dove morirà isolato e in miseria. La sua pittura semplifica le forme e le riduce all’essenziale, con contorni marcati da linee scure. Il colore luminoso e intenso definisce i piani dello spazio: le composizioni, bidimensionali, senza prospettiva né chiaroscuro, risentono dell’influenza dell’arte giapponese, così come alcune scelte compositive, per esempio il tondo eseguito ai tempi del suo soggiorno in Bretagna in cui è inserita la Belle Angèle.


Van Gogh, l’angoscia di vivere

Vincent van Gogh (1853-1890) è uno degli artisti più inquieti della storia, introverso, tendente alla depressione, dotato di un’anima libera e sensibile. Le lettere al fratello Théo, che ha sempre cercato di aiutarlo, a Gauguin e a qualche altro raro amico testimoniano l’ostinata convinzione del carattere mistico, quasi religioso, della propria pittura, nonostante sconfitte e derisioni. Spirito girovago, da giovane Vincent frequenta e ritrae i contadini olandesi e i minatori del Belgio, per poi spostarsi a Parigi nel 1886, dove il fratello lavora nella prestigiosa galleria d’arte Goupil. Si trasferisce quindi in Provenza, dove condivide la celebre “casa gialla” con Gauguin, ma in seguito a dissapori con l’amico pittore e soprattutto in preda a una crisi depressiva, si taglia un orecchio, finendo per diverso tempo in ospedale. I suoi giorni terminano in modo tragico a Auvers-sur-Oise, nei dintorni di Parigi, dove a nulla gli vale l’amicizia col dottor Paul Gachet, immortalato in un famoso ritratto che aveva entusiasmato il suo destinatario.
La personalità angosciata del pittore emerge dai ritratti agli amici, dai paesaggi, dalle nature morte, e anche dai quaranta autoritratti che rispecchiano i suoi stati d’animo. La sua pittura è istintiva, fatta di nervosi tocchi di colori vivaci e contrastanti, dati con la spatola o spremuti sulla tela direttamente dal tubetto. Negli ultimi dipinti di Auvers-sur-Oise i tocchi di colore seguono inclinazioni diverse, e in alcuni punti sono stesi come in un vortice.


Arte Attiva 
Arte Attiva 
Storia dell'Arte - Osservare Leggere Confrontare