ZOOM: Una montagna sacra

«Voglio fare una pittura in cui il profumo dei pini, che è aspro nel sole, si deve sposare all’odore verde dei prati, delle pietre, al profumo del marmo lontano della montagna Sainte-Victoire».

«Per dipingere bene un paesaggio devo prima scoprire le sue caratteristiche geologiche». Così Cézanne passeggiava nella campagna con un amico che gli spiegava la struttura geologica della montagna Sainte-Victoire.

Il linguaggio dell'opera

In questa versione della montagna provenzale Cézanne conferma l’amore viscerale, quasi sacro, per la sua terra, ma anche l’abbandono definitivo della spontaneità degli impressionisti a favore di una sensazione che duri, che non sia fuggevole. Si tratta di una sensazione totale, che va oltre l’“impressione” della natura, nel tentativo di raffigurare l’essenza delle cose, la materia originaria quando sta per prendere forma.
Per questo Cézanne analizza gli “strati” della montagna e perfino la struttura geologica del terreno, e studia le forme e i volumi che modellano gli elementi. Il pino, la vegetazione verde oltre il muretto, le case, i campi coltivati, il ponte romano a destra: tutto è reso plasticamente attraverso il colore. Sullo sfondo, naturalmente, domina quella montagna sacra, immutabile, sempre uguale eppure sempre diversa nei dipinti di Cézanne, che ha un valore simbolico e spirituale.