Il Divisionismo: segmenti di colore

Il Divisionismo: segmenti di colore

Un gruppo di artisti italiani ottiene splendidi effetti di luce dividendo il colore in sottili filamenti

Nel 1891 viene esposta alla Triennale di Milano una tela di Giovanni Segantini intitolata Le due madri, considerato uno dei dipinti più rappresentativi della nuova tendenza pittorica che si afferma in Italia nell’ultimo decennio dell’Ottocento: il Divisionismo. Come suggerisce il nome del movimento, gli artisti conducono studi sulla luce e sulla divisione del colore simili a quelli del Puntinismo francese di Seurat e Signac, anche se in modo meno rigoroso, ottenendo effetti di maggiore spontaneità. Rispetto all’esperienza francese, inoltre, i divisionisti italiani si mostrano più interessati a soggetti tratti dalla realtà delle campagne e a temi di denuncia sociale, che arricchiscono talvolta anche di significati simbolici.

Un destino comune

Una mucca con il suo vitellino e una contadina con in braccio il suo bambino: ecco le due madri che danno il titolo alla tela di Giovanni Segantini (1858-1899). La scelta del soggetto rivela l’influenza dei quadri di Jean-François Millet (vedi alla pagina 338), ma si arricchisce di un significato più profondo, come se l’autore volesse penetrare il mistero della realtà e sottolineare il comune destino dell’uomo e della natura. Segantini stende il colore non per piccoli punti, ma con lunghe pennellate filamentose accostate le une alle altre.


Metafora dell’esistenza

La tela di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), di cui è parte integrante anche la cornice, ha un andamento fortemente orizzontale: la linea dell’argine e quella delle colline sullo sfondo accentuano il lento procedere delle pecore, tutte in fila una dietro l’altra, e rischiarate da una luminosità vibrante. Il titolo del dipinto suggerisce un significato che va al di là del soggetto campestre: forse simboleggia l’umanità che procede nel cammino della vita quasi in modo inconsapevole, proprio come le pecore che si limitano a seguire quella davanti a loro. Il sottotitolo del quadro, “E ciò che l’una fa, l’altre fanno”, è ispirato a un verso della Divina Commedia.


La pittura come musica

La tendenza ad allontanarsi dal realismo per raggiungere una dimensione più simbolica è evidente nell’opera di Gaetano Previati (1852-1920). La pittura filamentosa e luminosa di questo artista riesce infatti a ottenere immagini fluttuanti, che più che figure reali sembrano personificare una sensazione, un’emozione, un’atmosfera. Secondo Previati, infatti, la pittura deve operare come la musica, suscitando l’idea di bellezza attraverso l’indeterminato, senza precisione rigorosa.


Arte Attiva 
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