La nuova architettura delle città

La nuova architettura delle città

Grandi architetture in vetro e ferro caratterizzano il volto delle città più moderne dell’Ottocento

La rapida espansione delle città determina grandi cambiamenti nel paesaggio urbano: a Parigi, per esempio, si abbattono molti vecchi quartieri per creare ampi e ordinati viali. Anche il progresso della tecnica contribuisce a modificare il volto delle città: a Londra le strade iniziano a essere illuminate da lampadine elettriche.
Gli stili architettonici adottati nei vari Paesi sono molteplici, ma certo la novità più importante è l’uso abbinato del ferro e del vetro, che permette soluzioni costruttive fino ad allora impensabili. Le strutture in ferro risolvono i problemi di statica e di scarico dei pesi, mentre i pannelli di vetro conferiscono grande eleganza e ariosità alle costruzioni, riempiendo gli spazi vuoti. Questa nuova soluzione ben si presta agli edifici che necessitano di ambienti luminosi, come le serre e le stazioni; molti di quelli progettati nell’Ottocento sono ancora in funzione.

Una torre ritenuta “orribile”

Nel 1867 Gustave Eiffel, costruttore francese attento alle nuove tecnologie, fonda una società di costruzioni – la Maison Eiffel – con cantieri in tutto il mondo, dal Messico al Mozambico. Nel 1884 affida a due suoi ingegneri il compito di realizzare una torre temporanea per il periodo dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889. Le difficoltà sono molte, soprattutto perché la costruzione, alta 304 metri, deve resistere alla forza del vento. Viene studiata una forma a pilone che tutti, durante i lavori, giudicano orribile. Ma, una volta terminata, la torre lascia il mondo a bocca aperta, e infatti non sarà più smontata...


Il “salotto” di Milano

Nella seconda metà dell’Ottocento Milano si afferma sempre più come il cuore industriale della penisola italiana. Per sottolineare il proprio ruolo economico, la città decide di realizzare un grande monumento all’insegna della “modernità”, che le permetta di rivaleggiare con le grandi capitali europee. Il concorso indetto dal Comune viene vinto da Giuseppe Mengoni, che progetta una galleria, cioè una via pedonale coperta da una volta in ferro e vetro, su cui affacciano negozi e luoghi di ritrovo. Il braccio principale della galleria, a cui si accede da due ingressi monumentali simili ad archi trionfali, è incrociato da un braccio minore: nel punto di incontro sorge il cosiddetto “ottagono”, una sorta di piazzetta coperta da una cupola che diventa il luogo d’incontro della borghesia milanese.


Nuovi materiali e nuovi stili

I nuovi “materiali industriali” come il vetro, il ferro e i derivati di quest’ultimo (ghisa e acciaio) non vengono usati solo per le grandi achitetture urbane ma entrano anche nelle case private. L’architetto belga Victor Horta adotta questi materiali in una serie di dimore a Bruxelles che anticipano il gusto dell’Art Nouveau (vedi a pagina 383), come l’Hôtel Van Eetvelde, di cui qui vedi l’interno. L’edificio è articolato attorno a uno spazio centrale coperto da una cupola, da cui la luce si diffonde nelle altre stanze. Le linee sinuose e la compresenza di materiali diversi, come marmo, bronzo, vetro e legni tropicali, sono aspetti tipici delle architetture dell’Art Nouveau.


Arte Attiva 
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