Il Purismo di Ingres

Il Purismo di Ingres

Ingres rinnova il Neoclassicismo grazie a un disegno perfetto e all’esempio di Raffaello

Il gusto neoclassico, che aveva dominato la scena artistica nella seconda metà del Settecento, agli inizi dell’Ottocento trova un grande innovatore in Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867). Dopo aver studiato a Parigi con David, l’artista francese vince un premio che gli consente di perfezionarsi a Roma, dove resta dal 1806 al 1819; vive poi a Firenze fino al 1824 mantenendosi come ritrattista, prima di tornare nella capitale francese, dove ottiene un grande successo e firma molti capolavori. Ingres rinnova il Neoclassicismo e l’arte accademica (quella insegnata nelle scuole d’arte ufficiali) guardando non solo alle forme pure dell’arte antica e del Settecento, ma anche allo stile del Rinascimento, in particolare a quello di Raffaello. I suoi dipinti si distinguono per un disegno perfetto che risalta negli accordi magistrali di luci e colori; attraverso i ritratti l’artista riesce inoltre a comunicare la mentalità, la posizione sociale, gli stati d’animo dei personaggi.


CONFRONTI

A Roma Ingres studia le forme armoniose di Raffaello: il suo omaggio al misterioso ritratto della Fornarina si riconosce nella Grande odalisca, dipinta in Italia nel 1814 per Carolina, moglie di Gioacchino Murat, allora re di Napoli.



Raffaello, La Fornarina, particolare, 1518 ca., olio su tavola. Roma, Galleria nazionale d’Arte antica.




Jean-Auguste-Dominique Ingres, La grande odalisca, 1814, olio su tela. Parigi, Museo del Louvre.

Il ritratto e il suo doppio

Inès de Foucauld, sposata al ricco banchiere parigino Moitessier nel 1821, viene ritratta da Ingres due volte. Qui vedi il secondo ritratto, fra i più celebri del pittore francese: la dama siede compiaciuta del suo bel vestito a fiori, con una mano appoggiata al volto. Il profilo di Madame Moitessier si riflette nello specchio alle sue spalle, ma sembra quasi non appartenere alla stessa figura. L’immagine riflessa è infatti più evanescente, appare come un “doppio” della figura reale, vista di fronte, come se il pittore avesse voluto rappresentare due idee contrapposte: quella ispirata a Raffaello (l’immagine frontale, dal roseo incarnato e dai morbidi tratti) e quella “vera” della modella riflessa nello specchio, più attuale e sintetica nei tratti.
L’espediente di Ingres dell’immagine nello specchio affonda le radici nel Quattrocento (ricordi il doppio ritratto in una stanza di Van Eyck che hai visto alle pagine 206-207?) e ha molti precedenti pittorici.


CONFRONTI

Ingres ha guardato certamente alla Madame de Pompadour di Boucher (vedi alle pagine 306- 307), la cui testa si riflette in uno specchio alle spalle della donna. A sua volta, più di mezzo secolo dopo, il “modernissimo” Picasso guarderà al “classico” Ingres per dipingere la mano della sua Donna che legge.



François Boucher, Madame de Pompadour, particolare, 1756, olio su tela. Monaco, Alte Pinakothek.




Pablo Picasso, Donna che legge, 1920, olio su tela. Parigi, Musée Picasso.

Arte Attiva 
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