L’arte inquieta di Goya

L’arte inquieta di Goya

L’opera del pittore spagnolo, “profeta della modernità”, svela la crisi della ragione di fronte alle follie dell’animo umano

A cavallo tra Settecento e Ottocento lavora un pittore spagnolo così originale che è difficile inserire la sua opera in un preciso movimento: Francisco Goya (nel tondo), nato a Fuendetodos nel 1746. Nella Spagna allora dominata dai Borbone, all’inizio della sua carriera Goya ritrae personaggi dell’alta società, spesso in modo spregiudicato e intimo, e dipinge anche scene religiose. Nel 1792 però l’artista diviene sordo, e la malattia gli provoca una profonda malinconia che lo porta a una crisi spirituale e a un pessimismo che tingerà tutta la sua opera. Dopo aver denunciato i disastri della guerra a seguito all’invasione francese, nel 1824 si stabilisce a Bordeaux, dove muore quattro anni più tardi. Goya è stato anche un abilissimo incisore, oltreché pittore: celebri sono i suoi drammatici Capricci, che descrivono con crudezza abusi, superstizioni e vizi della società spagnola.

La piccola corte di don Luis

Nel 1783 Goya viene invitato nella tenuta vicino ad Avila dove si è ritirato a vivere don Luis, fratello del re di Spagna: si ferma un mese, e in quell’occasione dipinge questo ritratto di gruppo, particolare per la sua dimensione intima, quotidiana, lontana dai ritratti ufficiali. Nel buio della sera, rischiarato dalla candela, don Luis sta giocando a carte, mentre la moglie si prepara per la notte: con i capelli sciolti, attende che le due cameriere raffigurate alla sinistra della tela entrino con l’occorrente. Intorno a loro, i figli, la servitù (ammessa a comparire nel quadro) e lo stesso Goya, che si autoritrae mentre sta dipingendo la scena sotto gli occhi incuriositi di una bambina.


Arte Attiva 
Arte Attiva 
Storia dell'Arte - Osservare Leggere Confrontare