Un nuovo volto per la città di Roma

Un nuovo volto per la città di Roma

I grandiosi progetti di Bramante e Michelangelo, architetti alla corte pontificia

Nel primo Cinquecento Roma è in grande fermento per l’inaugurazione di numerosi cantieri. Il merito è in gran parte di papa Giulio II, della potente famiglia Della Rovere, eletto nel 1503. Di carattere impaziente e polemico, Giulio II è un uomo di vedute grandiose e sa sfruttare con idee spettacolari il potere di propaganda delle arti: come hai visto, chiama Michelangelo affidandogli il progetto del proprio monumento funebre e la decorazione della Cappella Sistina, e assegna a Raffaello la decorazione delle Stanze Vaticane. Incarica inoltre il marchigiano Donato Bramante (1444-1514) di ristrutturare la Basilica di San Pietro, che si trovava in pessime condizioni: l’architetto sceglie di adottare la pianta centrale, ispirata all’antico Pantheon, ma muore prima di poter realizzare il progetto. L’opera di rinnovamento urbano prosegue sotto Leone X e Paolo III: quest’ultimo, in particolare, affiderà a Michelangelo la realizzazione di piazza del Campidoglio e della cupola di San Pietro.

Prove generali per San Pietro

Bramante si trasferisce a Roma nel 1499 dopo aver lavorato a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, negli stessi anni in cui era presente Leonardo. Papa Giulio II decide di affidare all’architetto marchigiano il progetto della ricostruzione della Basilica di San Pietro dopo aver visto la minuscola cappella circolare di San Pietro in Montorio, che egli aveva realizzato per il re di Spagna sul luogo presunto del martirio del santo. Questo tempietto è la prima geniale messa in pratica delle vedute ideali dipinte nel Quattrocento, organizzate intorno a un edificio circolare a pianta centrale (vedi a pagina 177). La piccola cappella, che rivela lo studio dei monumenti antichi, è coronata da una cupola semisferica.

I progetti per la Basilica di San Pietro

Bramante (1505-1514)


Antonio da Sangallo il Giovane (1520-1546)


Michelangelo (1547-1564)


Il “Cupolone”

Nel 1547, ormai settantenne, Michelangelo accetta, su richiesta di Paolo III, di occuparsi della Basilica di San Pietro. Al progetto avevano lavorato tutti i maggiori artisti del Cinquecento, proponendo soluzioni diverse. Dopo la morte di Bramante, nel 1514, si erano succeduti alla guida del cantiere, tra gli altri, Raffaello e Antonio da Sangallo il Giovane: entrambi avevano modificato la pianta centrale pensata da Bramante ripristinando la pianta longitudinale dell’antica basilica paleocristiana. Michelangelo decide invece di tornare al progetto bramantesco, immaginando un edificio a croce greca inscritto in un quadrato e coronato da una cupola semisferica (che sarà completata dopo la sua morte). L’artista dà grande forza dinamica alla monumentale cupola grazie ai gruppi di due colonne che sporgono tra le finestre del tamburo, in corrispondenza delle nervature che segnano gli spicchi della calotta, ispirati alla cupola di Brunelleschi a Firenze. Il motivo delle doppie colonne è ripreso anche in alto, sulla lanterna, ma in dimensioni ridotte.

Arte Attiva 
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