La natura nella pittura veneta

La natura nella pittura veneta

Sfumando i contorni con morbidi colori i veneti Bellini e Giorgione immergono i personaggi nella natura

Nel Cinquecento si evidenziano le differenze fra due scuole di pittura: quella fiorentina e quella veneta. Mentre la prima dà corpo alle figure tramite il disegno, cioè grazie alla linea che marca i contorni, la seconda modella le forme dall’interno, con la forza del colore, steso in vari passaggi (le cosiddette velature). Si parla in questo caso di pittura tonale, basata su colori caldi, soffusi, variati a seconda delle tonalità della luce e combinati fra loro con armonia. Agli inizi del secolo è ancora attivo nella laguna un artista maturo e geniale, Giovanni Bellini (1433-1516). Più giovane di lui è Giorgione (1477-1510): sensibile anche alle ricerche sullo sfumato di Leonardo, Giorgione è l’astro nascente, quello che getta le basi della pittura veneta del Cinquecento.

Le figure e il paesaggio

La Sacra Conversazione viene dipinta da Giovanni Bellini a più di settant’anni, e conferma la vitalità e la capacità di rinnovamento dell’artista ormai anziano.
Alle tre monumentali figure in primo piano (la Madonna, san Giovanni Battista e una santa) fa da fondale un poetico paesaggio: una città affacciata sul mare, dove si intravede appena la prua di una nave, e le montagne lontanissime sul fondo, realizzate con una tonalità azzurrina e più chiara, che paiono influenzate dalla tecnica dello sfumato di Leonardo.

La natura protagonista

Nella misteriosa Tempesta di Giorgione, che prende il nome dal cielo lunare, tenebroso, illuminato dal fulmine, i due enigmatici personaggi in primo piano si fondono con l’atmosfera, come se fossero avvolti dall’ombra umida della natura. Le loro figure, sfumate nei contorni, sono messe in risalto dai bagliori del fulmine. Secondo il suo antico biografo, Giorgio Vasari, Giorgione “sfuma le sue pitture con una certa oscurità di ombre”, come faceva Leonardo, ma diversamente dall’artista toscano fa predominare il paesaggio, vero protagonista del quadro. Il soggetto dell’opera resta oscuro: fra le ultime ipotesi, quella che La tempesta sia stata dipinta nel 1509, quando Venezia era in lotta con la lega di Cambrai. Il committente, il patrizio veneziano Cristoforo Marcello, avrebbe voluto sottolineare che Padova (città della Serenissima), raffigurata sullo sfondo, era riuscita a scampare dalla tempesta dell'assedo imperiale.

Arte Attiva 
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