Opera | STATUETTA VOTIVA (ORANTE) |
Data | 2425 a.C. circa |
Tecnica | Pietra gessosa e steatite scolpita |
Misure | Altezza 46,4 cm |
Luogo | Damasco (Siria), Museo nazionale |
Sulla riva occidentale del fiume Eufrate, dove fiorì il regno di Mari, uno dei più potenti della civiltà mesopotamica, sono state rinvenute nel secolo scorso diverse statuette votive databili attorno al terzo millennio a.C. (3000 -2000 a.C.). Queste raffinate sculturine, scolpite in alabastro o in pietra gessosa, sono state identificate come rappresentazioni di sovrani, sacerdoti o illustri funzionari di quell’antica civiltà che, come sappiamo oggi dagli scavi archeologici, fu molto progredita. I fedeli le deponevano nel tempio di Ishtar, divinità mesopotamica femminile, oppure in quello di Ninni-Zaza, la principale divinità maschile dei Sumeri, una specie di dio-re ritenuto il dominatore del mondo. Si credeva che queste statuine, rimanendo sempre nel tempio, continuassero a pregare anche quando gli uomini in carne e ossa erano usciti dall’edificio sacro. In tal modo esse garantivano una presenza costante deicredenti al cospetto della divinità.
Opera | STATUETTA VOTIVA (ORANTE) |
Data | 2425 a.C. circa |
Tecnica | Pietra gessosa e steatite scolpita |
Misure | Altezza 46,4 cm |
Luogo | Damasco (Siria), Museo nazionale |
Il personaggio è a torso nudo e indossa il kaunaké, tipico abito del popolo sumero: si tratta di una gonna (talvolta un mantello), costituita da uno spesso tessuto fatto di ciocche pendenti di lana di capra.
La statuetta raffigura il re di Mari (Iku-Shamagan) in preghiera e porta sul retro una dedica del suo funzionario Shibun.
Alte al massimo 70 centimetri, con una dedica del donatore incisa sul retro, le figurine sumere (oggi conservate in gran parte nel Museo di Damasco e nel Museo del Louvre a Parigi) mostrano i credenti nell’atto di pregare a mani giunte. Per questo sono note oggi col nome di oranti (dal latino orare = pregare). Il loro vago sorriso è il primo accenno di intensità espressiva che comincerà a svilupparsi pienamente più tardi, grazie agli artisti della Grecia arcaica e classica
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