L’architettura riscopre l’antichità

L’architettura riscopre l'antichità

Proporzioni armoniose, ordini architettonici antichi e moduli geometrici

Nel Quattrocento anche l’architettura, come tutte le altre discipline artistiche, si ispira all’antichità. Gli architetti ricercano gli ideali di armonia e di equilibrio dei monumenti antichi di Roma, e molti di loro studiano le regole stabilite dal più grande architetto romano, Vitruvio. Nascono edifici che, rispetto allo slancio verticale e alla ricchezza di decorazioni delle cattedrali gotiche, tendono a una nuova bellezza, fondata sulla proporzione armonica delle varie parti e su una decorazione sobria. Per ottenere questo, i progetti architettonici vengono disegnati sulla base di precise regole geometriche e di calcoli matematici, e come unità di misura vengono adottate due figure geometriche in particolare, il cerchio e il quadrato, riproposte secondo uno schema modulare (cioè che si ripete). Sui capitelli e le colonne rivivono inoltre gli ordini classici, soprattutto quello corinzio. I maggiori esponenti della nuova architettura di questo periodo sono Filippo Brunelleschi, Michelozzo (1396-1472) e Leon Battista Alberti; quest'ultimo è autore di un importante trattato che precisa le nuove regole dell’architettura, riprendendo i princìpi esposti da Vitruvio.

Uno spazio prospettico

Per la Basilica di San Lorenzo a Firenze Brunelleschi adotta la pianta a croce latina. L’interno è a tre navate suddivise da colonne con capitelli corinzi e archi a tutto sesto. La novità di questo edificio consiste soprattutto nell’organizzazione degli spazi, basata su precisi rapporti proporzionali e progettata per accentuare l’effetto prospettico: le linee prospettiche che partono dagli archi delle navate e delle cappelle laterali seguono tutte un punto di fuga comune, che aumenta il senso di profondità dello spazio, sottolineato anche dalle linee del soffitto a cassettoni e dalla pavimentazione.


Un’architettura leggiadra

Cosimo de’ Medici, signore di Firenze, affida a Michelozzo la ristrutturazione del Convento di San Marco. L’architetto progetta anche la biblioteca: una lunga sala rettangolare suddivisa da due file di esili colonne ioniche che reggono archi a tutto sesto. La sobria decorazione in pietra serena (già adottata da Brunelleschi) e l’illuminazione garantita dalle finestre che si aprono su entrambi i lati della sala conferiscono all’ambiente una leggerezza che ispirerà le architetture quasi incorporee dipinte da Beato Angelico nello stesso convento (vedi alle pagine 200-201).

La geometria del quadrato

Leon Battista Alberti viene incaricato a Firenze di ultimare la facciata della chiesa di Santa Maria Novella di cui esisteva già la parte inferiore, gotica. L’architetto aggiunge un rosone circondato da tarsie marmoree e, alla sommità, un timpano classicheggiante, con al centro il sole. Il risultato è rigorosamente geometrico, impostato su un modulo quadrato, suddiviso a sua volta in altri quadrati, secondo un principio tipico del Rinascimento ispirato a Vitruvio.

Un “tempio” romano

Intorno alla metà del Quattrocento, il signore di Rimini Sigismondo Malatesta incarica Leon Battista Alberti di realizzare un mausoleo per sé e la moglie. L’architetto “rielabora” una chiesa gotica già esistente secondo i princìpi esposti anche nel suo trattato di architettura: nasce così un edificio ricco di richiami all’arte romana. La facciata del Tempio Malatestiano poggia su uno zoccolo decorato da bassorilievi vegetali, e nella sua struttura a tre fòrnici (gli archi sulla facciata) sembra ispirarsi a un tipico monumento romano: l’arco di trionfo. L’edificio però non fu completato per problemi economici: Alberti aveva previsto anche un’enorme cupola, simile a quella del Pantheon, all’incrocio tra la navata e il transetto, che avrebbe accresciuto l’effetto classicheggiante.

Arte Attiva 
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