Fino a pochi anni fa si riteneva che l’arte rupestre, termine con cui si indicano le pitture e i graffiti eseguiti sulle rocce esterne o sulle pareti interne delle grotte, fosse nata in Europa occidentale. Negli ultimi decenni, però, le ricerche archeologiche hanno portato alla luce antichi reperti in Africa, in Australia e nell’Estremo Oriente, e gli scavi continuano: c’è quindi la possibilità che nuove scoperte modifichino ancora questo panorama.
Anche per quanto riguarda l’Europa, recenti ricerche hanno mutato radicalmente le vecchie convinzioni. Si riteneva, per esempio, che le pitture rupestri nelle famose grotte di Lascaux in Francia e di Altamira in Spagna fossero fra le più antiche in Europa. Ulteriori scavi hanno invece portato alla luce raffigurazioni rupestri molto più antiche, notevoli anche per il numero e la qualità delle immagini: sono quelle francesi delle grotte di Chauvet, Cussac e Cosquer.
Realtà e simbolo
Le figure dipinte nelle grotte sono definite da tratti molto semplici e rapide linee di contorno. Per fare in modo che ciascun animale sia riconoscibile a prima vista, l’uomo preistorico insiste sui caratteri principali dell’immagine che deve rappresentare: corna, zampe, criniere, zanne. Ma che cosa significano tutti questi animali? Nel secolo scorso si pensava che venissero dipinti per portare fortuna e garantire il successo nella caccia. Oggi quest’idea è superata, perché spesso si tratta di animali che l’uomo delle caverne non mangiava. Si è notato inoltre che le figure non sono dipinte isolatamente né disposte a caso: sembrano invece in relazione l’una con l’altra, secondo uno schema di simboli, cioè di significati, che oggi non riusciamo a interpretare.