Arte Attiva 

 CONFRONTI 

Una delle più antiche figure femminili incise che si conosca è questo corpo nudo di donna, fortemente stilizzato ma ben riconoscibile grazie al seno e al ventre in evidenza.
Si trova nella grotta di Cussac, in Francia.

Il corpo femminile è rappresentato in modo schematico anche nelle decine di statue-stele rinvenute in numerosi siti europei fra cui la Lunigiana (Toscana), attorno al bacino del fiume Magra. Queste lastre incise a bassorilievo sono oggetti di culto prodotti dall’età neolitica fino all’età del bronzo, ancora pieni di mistero. I volti hanno occhi, naso, bocca solo accennati; le donne hanno i seni evidenziati in modo stilizzato, mentre gli uomini talvolta reggono armi.

Oggi le raffigurazioni femminili della preistoria sono spesso chiamate "Veneri”: nel secolo scorso, infatti, i primi studiosi le paragonarono alle raffigurazioni, assai successive, della dea della bellezza, chiamata appunto Venere dai Romani, e Afrodite dai Greci. Tuttavia, confrontando la statua greca della Venere di Milo (a fianco) con le Veneri paleolitiche, è evidente che l’ideale di bellezza dei Greci e dei Romani era molto diverso da quello degli artisti della preistoria.

Le "Veneri" della preistoria hanno affascinato alcuni dei maggiori artisti del Novecento: fra questi il più famoso è Picasso, che nel suo atelier teneva due copie di una statuetta paleolitica di 27 000 anni fa che aveva visto in un museo di Parigi.
A partire dal 1952, poi, un celebre pittore, Willem de Kooning (di origine olandese), si ispirò alla Venere di Willendorf per trasformare quella figura femminile in una serie di immagini intitolata Woman (Donna), alla quale lavorò per diversi anni.

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