La popolazione europea

Oggi in Europa vivono più di 700 milioni di persone, e fin dall’antichità il nostro continente è stato densamente abitato. Le ragioni sono da ricercare innanzitutto nelle condizioni ambientali favorevoli alla vita delle comunità umane: il territorio è in prevalenza pianeggiante, fertile e ricco di fiumi, e i climi non comprendono situazioni estreme. Tutto questo ha favorito le attività che permettono il sostentamento, prima fra tutte l’agricoltura, e quindi l’insediamento umano.

Una densità elevata

L’Europa ha una superficie di molto inferiore a quella di Asia, America e Africa, eppure è abitata da moltissime persone: possiamo quindi dire che la popolazione europea è particolarmente numerosa in rapporto al territorio disponibile, ossia che la densità di popolazione è molto elevata. Corrisponde infatti a oltre 68 abitanti per chilometro quadrato, un dato che tra i continenti è secondo soltanto a quello dell’Asia. Se leggi la carta puoi facilmente renderti conto che stiamo parlando di una densità media. La distribuzione della popolazione europea in effetti non è uniforme: vi sono regioni con una densità inferiore a 5 abitanti per chilometro quadrato, altre in cui la densità supera i 1000 abitanti per chilometro quadrato.

Sono densamente abitate le regioni pianeggianti comprese nella fascia che si estende dal Sud della Gran Bretagna al centro dell’Europa (Paesi Bassi, Belgio, Germania, Pianura Padana): è qui che si trova la maggiore concentrazione di grandi città e di aree urbane. Si tratta di zone quasi interamente occupate da città, impianti produttivi, centri commerciali e infrastrutture di ogni genere, oltre che da una fitta rete di vie di comunicazione.

Sono invece scarsamente abitate le regioni più settentrionali della Scandinavia e della Gran Bretagna, le aree montuose e buona parte dell’Europa Orientale. Qui il territorio appare occupato da insediamenti rurali, coltivazioni, boschi e vegetazione spontanea.

COME CAMBIA LA POPOLAZIONE EUROPEA?

Dalla Rivoluzione Industriale (tra il XVIII e il XIX secolo) fino agli anni ’60 del Novecento si è verificata nel nostro continente una vertiginosa crescita demografica.

I progressi tecnologici e le scoperte scientifiche hanno portato a un notevole aumento della produzione agricola e industriale, a importanti scoperte in campo medico e alla diffusione di norme igienico-sanitarie un tempo sconosciute o trascurate. In Europa le carestie e le epidemie sono così scomparse quasi del tutto e la mortalità è notevolmente diminuita, mentre è cresciuta la natalità: il saldo naturale è quindi migliorato, favorendo l’aumento della popolazione.

Oggi nascono meno bambini…

Negli ultimi decenni si è assistito però a un’inversione di tendenza. Oggi il numero delle nascite in Europa è diminuito: in alcuni Paesi supera di poco quello delle morti; in altri, tra cui l’Italia, è addirittura negativo. La crescita demografica europea è quindi inferiore rispetto a quella di altri continenti a causa di un saldo naturale vicino allo zero.

… aumenta la durata della vita

Il miglioramento complessivo delle condizioni di vita in Europa ha portato d’altro canto a un allungamento della durata media della vita. Mentre il numero dei giovani diminuisce per effetto del calo delle nascite, aumenta invece la fascia di persone con oltre 65 anni, che sono più numerose dei giovani: questo fa registrare un rapido invecchiamento della popolazione europea.

… e il numero degli immigrati

Dagli ultimi decenni del Novecento il numero di immigrati provenienti dall’Asia, dall’Africa e dal Sud America è in costante aumento. Moltissime persone arrivano in Europa in cerca di condizioni di vita migliori rispetto alla difficile situazione dei loro Paesi d’origine: il saldo migratorio aumenta quindi sempre di più, migliorando il saldo demografico. La presenza degli immigrati frena anche l’invecchiamento della popolazione, perché si tratta spesso di persone giovani e di famiglie con più di un figlio.