CAPITOLO 16 - L’Italia della rinascita repubblicana

SEZIONE C – LA RINASCITA DEL SECONDO DOPOGUERRA

CAPITOLO 16 – L’ITALIA DELLA RINASCITA REPUBBLICANA

1. La ricostruzione

Un quadro desolante

Il secondo dopoguerra in Italia presentava un quadro desolante. Tanti morti e macerie. La guerra aveva distrutto case, fabbriche, vie di comunicazione. Dopo gli anni della dittatura e della guerra era dunque arrivato il momento di pensare alla ricostruzione non solo materiale ma anche morale del paese.

I governi di unità

Nel giugno 1945 tutti i partiti antifascisti diedero vita al primo governo del dopoguerra, che fu guidato da Ferruccio Parri, esponente del Partito d’Azione e capo del Cln dell’Alta Italia. Il programma fortemente progressista del governo Parri creò divergenze all’interno dello schieramento e dopo appena sei mesi, nel dicembre del 1945, si insediò un nuovo governo più moderato, guidato dal democristiano Alcide De Gasperi, comunque sostenuto da socialisti e comunisti.

La scelta repubblicana e l’assemblea costituente

Il 2 giugno 1946, per la prima volta a suffragio universale, si svolse il referendum istituzionale per scegliere se l’Italia dovesse rimanere una monarchia o diventare una repubblica. Con appena una differenza di 2 milioni di voti vinse la repubblica.

Insieme al voto per il referendum i cittadini elessero i loro rappresentanti all’Assemblea costituente che avrebbe dovuto redigere e approvare la nuova costituzione. In queste votazioni le donne non ottennero solo il diritto di voto ma anche quello a essere elette.

All’indomani della scelta repubblicana, il segretario del Partito comunista, Togliatti, che era ministro della Giustizia nel governo De Gasperi, emanò un decreto di  amnistia  indulto, che riguardava i reati politici e militari, per favorire la pacificazione del paese.

La Costituzione

La stesura del testo della Costituzione venne affidata a una commissione di 75 membri, che riuscirono a far convergere e conciliare le tre grandi culture politiche presenti nel fronte antifascista: la cattolico-sociale, la liberal-democratica e la socialista. 

Il risultato fu un “compromesso” che pose i valori e le regole su cui costruire la convivenza democratica nel paese.

La nuova Costituzione stabilì che la Repubblica sarebbe stata di tipo parlamentare, riconobbe i fondamentali diritti civili e politici e la centralità della persona, affermò il principio di solidarietà nell’economia e nella vita sociale. Proibiva, inoltre, la ricostituzione del partito fascista.

Firmata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, entrò in vigore il 1° gennaio del 1948.

Il trattato di pace

Nel 1947 ci fu la firma dei trattati di pace. L’Italia venne considerata paese sconfitto. Le condizioni imposte riguardarono: 

  • una limitazione degli armamenti e delle forze armate; 
  • il pagamento delle riparazioni di guerra (a cui gli Alleati rinunciarono); 
  • la perdita dei territori: Istria, Fiume, Zara e le isole dalmate divennero parte della Iugoslavia.

La rottura dei governi unitari e i finanziamenti del piano marshall

Nel clima di tensione della guerra fredda, nel 1947, gli Stati Uniti chiesero l’esclusione dei comunisti dal governo De Gasperi, anche per concedere all’Italia i finanziamenti del Piano Marshall. Si concluse così la stagione dei governi di unità nazionale e da questo momento socialisti e comunisti non fecero più parte del governo. Analogamente, nel 1948, si ruppe l’unità sindacale e dalla Cgil uscì la corrente cattolica, che nel 1950 formò la Cisl.

Grazie al Piano Marshall in Italia giunsero beni e crediti per un miliardo e mezzo di dollari che consentirono la ripresa industriale.

2. Le elezioni del 1948 e l’apertura internazionale

Nell’aprile del 1948, si svolsero le elezioni politiche in un clima di scontro tra la Democrazia cristiana e i suoi alleati (repubblicani, liberali e socialdemocratici) da una parte e socialisti e comunisti, uniti nel Fronte popolare, dall’altra.

L’esito elettorale diede alla Dc più del 48% dei voti, il Fronte popolare raccolse solo il 31% dei voti. Si inaugurò così una fase politica, definita “centrismo”, per la centralità che assumeva la Dc (partito di centro) nell’alleanza con gli altri partiti della coalizione di governo.

Nel 1949 l’Italia aderì al patto atlantico e allo stesso tempo mosse i primi passi la politica di integrazione europea che porterà nel 1951 alla formazione della Ceca e nel 1957 alla firma dei trattati di Roma con cui si fondava la Cee.

3. La stagione delle riforme

Tensioni sociali e riforme

I governi De Gasperi adottarono una politica economica liberista; il timore di poter essere danneggiate dall’abbandono delle politiche protezionistiche, spinse le imprese ad adottare una politica di contenimento dei salari che aggravò le tensioni sociali sia nel settore industriale che in quello agricolo.

Manifestazioni e proteste furono affrontate come problemi di ordine pubblico ma allo stesso tempo il governo varò riforme a favore dei ceti più deboli: dal “piano casa” per l’▶ edilizia popolare, alla riforma agraria del 1950, che assegnò terreni alle famiglie contadine. Nel 1950 venne anche creata la Cassa per il Mezzogiorno allo scopo di offrire credito agevolato per la modernizzazione del Sud con la costruzione di opere pubbliche.

La “legge truffa” e le elezioni del 1953

Per timore di una perdita di consenso a seguito delle scelte fatte dal suo governo e in previsione delle elezioni del 1953, De Gasperi fece approvare una riforma elettorale (definita dalle opposizioni una “legge truffa”) che prevedeva l’attribuzione del 65% dei seggi alla coalizione che avesse superato il 50% dei voti. La Dc con i suoi alleati vinse le elezioni del 1953, ma non ebbe il numero di voti necessario per ottenere il premio di maggioranza; ritenendo quindi il risultato elettorale una sconfitta, De Gasperi si ritirò dalla vita politica.

La fine del centrismo

Il clima politico interno e internazionale stava cambiando: nel 1956 dopo le rivelazioni di Chruščëv sui crimini di Stalin e la repressione della rivolta in Ungheria, si produsse una spaccatura nella sinistra italiana che portò il Partito socialista ad allontanarsi dall’Urss e dal Partito comunista e ad aprire un dialogo con le forze di governo.

A favorire poi un avvicinamento della Dc a una parte della sinistra furono sia la nuova stagione di rinnovamento della Chiesa avviata da Giovanni XXIII, sia l’arrivo alla presidenza degli Stati Uniti del democratico Kennedy, che non era contrario a un’apertura a sinistra del governo italiano.

4. I primi governi di centro-sinistra

Le grandi riforme

All’interno della Dc c’erano correnti riformiste e correnti conservatrici che si contendevano la guida del partito e del governo. L’ala riformista spingeva per un coinvolgimento dei socialisti nel governo, cosa che avvenne gradualmente: dapprima, nel 1960, con un ▶ appoggio esterno, poi concordando il programma di governo e infine, nel 1963, con l’entrata dei socialisti al governo.

Le scelte fatte in questo periodo furono caratterizzate dall’intervento dello Stato nell’economia e in campo sociale: venne nazionalizzata l’energia elettrica e importanti cambiamenti si ebbero nell’istruzione con la nascita della scuola media unica e obbligatoria e l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 14 anni.

L’entrata della sinistra al governo spinse le parti più conservatrici presenti negli organi dello Stato e nella Dc ad agire clandestinamente per dare una svolta autoritaria al paese, tentando più volte, senza riuscirci, la strada del colpo di Stato.

5. Il boom economico e l’Italia che cambia

Ragioni e numeri del miracolo economico

Come accadeva nel resto del mondo, il quinquennio 1958-63 fu un periodo di grande crescita economica, che, con minore intensità, si protrasse fino al 1973.

Si parlò a questo proposito di “boom” o “miracolo” economico.

Basso costo delle materie prime e della forza lavoro, inserimento nel mercato comune europeo, il sostegno statale ad alcune attività produttive furono tutti fattori che favorirono la crescita economica. Raddoppiò la produzione industriale, aumentarono il prodotto interno lordo e il reddito medio pro capite.

L’acquisto di beni durevoli come gli elettrodomestici e l’automobile fu alla portata di un numero sempre maggiore di persone, e questo aumento dei consumi contribuì a un’ulteriore crescita economica. Nello stesso tempo per le donne si aprirono nuovi spazi nel mondo del lavoro e dello studio La ricchezza prodotta, però, solo in piccola parte portò a un miglioramento dei salari.

Le migrazioni

Negli anni del boom economico, la crescita della produzione industriale al Nord, con la richiesta di sempre maggiore manodopera, e l’arretratezza dell’economia del Sud spinsero una parte cospicua della popolazione meridionale a spostarsi nelle regioni settentrionali. Al trasferimento nelle periferie delle città del Nord, spesso prive di servizi, si accompagnarono fenomeni di intolleranza e discriminazioni nei confronti degli immigrati.

Altrettanto cospicua fu, in questi anni, la migrazione verso altri paesi d’Europa e l’America del Nord e del Sud.

6. Il ’68: proteste giovanili e lotte operaie

Contro l’autoritarismo

Alla fine degli anni Sessanta, prese vita, coinvolgendo giovani, donne e operai, la contestazione di ogni autorità: da quella della famiglia a quella della Chiesa, dalla scuola al potere politico ed economico. I primi ad agire furono gli studenti, richiamando le idee e gli slogan e quanto avveniva in altre parti del mondo. Antimilitarismo, lotta alle differenze di classe e all’autoritarismo, esaltazione della partecipazione diretta e del collettivismo furono le questioni di maggior rilievo del movimento studentesco.

L’autunno caldo

Presto la contestazione studentesca coinvolse anche il mondo operaio e le fabbriche in una comune lotta per abbattere il capitalismo. E la mobilitazione portò a successi significativi: dalla possibilità di fare assemblee dei lavoratori nelle fabbriche ad aumenti salariali, fino alla conquista, nel 1970, dello Statuto dei lavoratori, una legge che riconosceva garanzie e diritti, in particolare contro licenziamenti ingiusti e discriminazioni per chi svolgeva attività sindacale.

7. Riforme e crisi economica

Una nuova stagione di riforme

I governi di centro-sinistra di fronte a queste massicce contestazioni si impegnarono in riforme importanti. Oltre allo Statuto dei lavoratori, in questi anni si diede libero accesso all’università non solo a chi aveva frequentato il liceo, ma a tutti i diplomati di ogni ordine di scuola; venne realizzata la riforma delle pensioni che prevedeva anche pensioni sociali per chi non aveva reddito, ▶ pensioni di anzianità e di invalidità.

Nella sfera familiare, nel 1970 si introdusse il divorzio e nel 1975 ci fu la riforma del diritto di famiglia che riconosceva la parità tra i coniugi.

Sul piano amministrativo nel 1970 si istituirono le regioni a statuto ordinario a cui venivano delegati alcuni poteri e nel 1978 nacque il Servizio sanitario nazionale, che garantiva assistenza sanitaria secondo standard nazionali a tutti i cittadini.

Servizio sanitario nazionale e riforma delle pensioni fecero aumentare fortemente la spesa pubblica e gravarono il bilancio dello Stato di un forte deficit, appesantito dalla piaga dell’evasione fiscale, che non venne mai efficacemente combattuta.

L’inizio della recessione

Nel 1973 la fase espansiva dell’economia si interruppe bruscamente per il forte aumento del prezzo del petrolio. Infatti, essendo l’Italia un paese povero di fonti energetiche, il rincaro provocò un immediato aumento dei prezzi e dell’inflazione. Nel 1975, per la prima volta dal 1945, il Pil diminuì e l’Italia entrò in ▶ recessione.

8. I tragici anni Settanta

La strategia della tensione: il terrorismo nero

Il 12 dicembre 1969 la bomba fatta esplodere a Piazza Fontana a Milano, nei locali della Banca nazionale dell’agricoltura, provocò 17 morti e molti feriti. Fu la data di inizio degli “anni di piombo”, segnati da attentati e stragi. La responsabilità per la bomba fatta esplodere a Milano all’inizio venne attribuita agli anarchici e solo molti anni dopo fu accertata la responsabilità di un gruppo neofascista, Ordine Nuovo, che agiva con la copertura di una parte dei servizi segreti dello Stato. L’attentato era il primo atto di quella che si sarebbe chiamata la “strategia della tensione”: ossia diffondere un senso di insicurezza e di sfiducia nei confronti delle istituzioni democratiche per favorire una svolta autoritaria nel paese.

Ancora altre furono le stragi compiute dal terrorismo di estrema destra, tra le quali quella di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974 con 8 morti, quella sul treno Italicus sempre nel 1974 con 12 morti e la più grave nel 1982, la strage alla stazione di Bologna che provocò 85 morti.

Il terrorismo rosso e il rapimento Moro

Negli anni Settanta nacquero nuclei estremisti che scelsero la strada della “rivoluzione armata”. Il più rilevante fu quello delle Brigate rosse, che compì sequestri, ferimenti e assassini di personalità delle istituzioni e della cultura, di imprenditori e sindacalisti ritenuti complici del sistema capitalistico.

L’azione più eclatante delle Brigate rosse fu il rapimento del presidente della Dc Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo 1978. I cinque uomini della sua scorta vennero uccisi e l’esponente democristiano venne tenuto prigioniero per 54 giorni. La richiesta dei brigatisti di ottenere la scarcerazione di alcuni loro compagni divise il mondo politico tra chi vedeva possibile una trattativa e chi invece riteneva si dovesse adottare la linea della fermezza, che fu effettivamente scelta.

Il 9 maggio Moro fu ucciso e il suo corpo venne fatto ritrovare in via Caetani, una strada di Roma vicina alle sedi della Dc e del Pci, che in quegli anni collaboravano in governi di unità nazionale. L’obiettivo scelto dalle Br, con ogni probabilità, intendeva colpire proprio la collaborazione tra i due maggiori partiti politici italiani, di cui erano stati artefici Aldo Moro e il segretario comunista Enrico Berlinguer.

L’ascesa della criminalità organizzata

Le organizzazioni mafiose in questi anni si infiltrarono sempre più nella gestione degli affari pubblici, corrompendo politici locali e nazionali e assassinando coloro che si opponevano ai loro obiettivi. La lista delle vittime della mafia è lunga: da Piersanti Mattarella, presidente democristiano della regione Sicilia a Pio la Torre, deputato del Pci. L’invio del generale Dalla Chiesa per dare una struttura organizzativa stabile ed efficace alla lotta contro la criminalità mafiosa si concluse con il suo omicidio nel 1982.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


autunno caldo strategia della tensione recessione amnistia indulto


.......................................................... Provvedimento che riduce o cancella la pena.
.......................................................... Stagione di attentati e stragi per favorire una svolta autoritaria.
.......................................................... Fase economica negativa.
.......................................................... Stagione di proteste operaie e studentesche.
.......................................................... Provvedimento che cancella il reato.

2. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Referendum istituzionale.

b. I comunisti vengono esclusi dal Governo.

c. Cominciano i governi di centro-sinistra.

d. Rapimento Moro.

e. Entra in vigore la Costituzione.

f. Statuto dei lavoratori.

g. Strage di Bologna.

h. Riforma del diritto di famiglia.


3. Fai la scelta giusta.


a. La Costituzione italiana fu:  

  • un compromesso tra le culture politiche presenti nel fronte antifascista.
  • condizionata dalla guerra fredda.

b. Quale effetto ebbe la guerra fredda sul Governo italiano?  

  • Portò all’esclusione dei comunisti.
  • Cambiò il testo della Costituzione.

c. Il boom economico italiano ebbe la sua fase più intensa:  

  • nel quinquennio 1958-1963.
  • nel decennio 1963-1973.

d. Quale fu un elemento che determinò la recessione?  

  • L’aumento del prezzo del petrolio.
  • L’entrata nella Ceca.

e. Come reagirono le parti più conservatrici presenti negli organi dello Stato e nella Dc alla stagione dei governi di centro-sinistra?

  • Tentarono colpi di Stato.
  • Smisero la collaborazione con il governo.

f. Quale azione terroristica intendeva colpire la collaborazione tra Dc e Pci al governo?

  • La strage di Piazza Fontana.
  • Il rapimento Moro.

g. La crescita economica italiana fu: 

  • omogenea su tutto il territorio nazionale.
  • si concentrò nel centro-nord.

h. In quale anno le donne italiane ottennero il diritto di voto?  

  • 1946.
  • 1948.

i. La riforma del diritto di famiglia introdusse:  

  • la parità tra marito e moglie.
  • il divorzio.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi