CAPITOLO 15 - Dal boom economico al Sessantotto

SEZIONE C – LA RINASCITA DEL SECONDO DOPOGUERRA

CAPITOLO 15 – dal boom economico al sessantotto

1. Il boom economico in Occidente e in Giappone

L’età dell’oro, le ragioni dell’espansione

L’aumento della popolazione, i movimenti migratori, la disponibilità di manodopera e di materie prime (in particolare il petrolio) a costi molto bassi, e le innovazioni tecniche sono tutti fattori che hanno favorito lo sviluppo economico che ha caratterizzato l’“età dell’oro” in Occidente e in Giappone per circa trent’anni tra il 1946 e il 1975.

Il progresso tecnologico rappresentò un forte stimolo a tale sviluppo: ne è un esempio la ricerca spaziale che contribuì notevolmente allo sviluppo nel settore delle telecomunicazioni. In questo ambito la nascita dei transistor (1948) consentì la diffusione di massa della radio e della televisione, che avrebbero svolto un ruolo fondamentale nell’ambito dell’informazione e della comunicazione in ogni parte del mondo.

Il Welfare State e la crescita del settore terziario La crescita di tutti i fattori del benessere si accompagnò al principio del Welfare State che forniva garanzie sociali ai cittadini, anche a costo di innalzare il debito pubblico. Un fenomeno di rilievo di questi anni fu la crescita del settore terziario (cioè le attività pubbliche e private dedicate ai servizi) che crebbe allo stesso ritmo del settore industriale per poi superarlo negli anni Ottanta. Parallelamente si ebbe un drastico arretramento del mondo contadino e un massiccio trasferimento di persone dalle campagne alle città (fenomeno dell’inurbamento).

2. Gli Stati Uniti nell’epoca di Kennedy

La nuova frontiera di Kennedy

L’elezione nel 1961 alla presidenza americana di John Fitzgerald Kennedy, fu accompagnata dallo slogan della “Nuova frontiera”, che poneva agli Usa grandi traguardi da raggiungere. Sul piano interno, Kennedy agì ridurre le diseguaglianze sociali e la povertà e per sopprimere la segregazione razziale, cosa che gli attirò l’ostilità di una parte della popolazione bianca. 

La sua politica estera presentò parecchie contraddizioni, infatti fu alfiere della pace e del dialogo con l’Urss, ma contribuì anche ad accrescere gli arsenali nucleari e a finanziare l’industria degli armamenti. A porre fine alle aspirazioni del presidente fu il suo assassinio, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963.

3. Nuove tensioni e il ruolo della Chiesa

Il muro di Berlino e la crisi di Cuba

Nonostante la fase di distensione tra le due superpotenze, agli inizi degli anni Sessanta, sul fronte internazionale si verificarono due episodi problematici. 

Il primo fu la costruzione del muro di Berlino, che nel 1961 separò l’area occidentale, appartenente alla Germania Ovest, dalla zona orientale che era capitale della Germania Est, per impedire la fuga verso occidente

Il secondo fu l’attacco americano al governo cubano di Fidel Castro, il quale, dopo aver rovesciato il dittatore Fulgencio Batista nel 1959, nazionalizzò le industrie, fece la riforma agraria e statalizzò l’economia. 

Gli Usa reagirono nel 1961 con lo sbarco di alcuni profughi cubani anticastristi nell’isola, presso la Baia dei Porci, per rovesciare il governo di Castro. La vittoria delle forze rivoluzionarie gettò nell’imbarazzo l’amministrazione Kennedy, ma allo stesso tempo convinse Castro a mettersi sotto la tutela dell’Urss, che fece arrivare a Cuba missili nucleari a corto raggio in grado di colpire direttamente gli Usa. Solo la logica della deterrenza evitò lo scoppio di un conflitto militare tra Usa e Urss.

Papa Giovanni XXIII e la Chiesa moderna

Al nuovo clima di distensione internazionale contribuì la Chiesa cattolica. Papa Giovanni XXIII (1958-1963) intervenne nella crisi di Cuba e promosse il valore della pace mondiale. Inoltre inaugurò, nel 1962, il Concilio Vaticano II, che segnò un radicale rinnovamento della vita religiosa e cercò un nuovo rapporto con il mondo moderno. Tra le tante decisioni prese dal Concilio vi furono: 

  • l’abbandono della lingua latina nelle celebrazioni in favore delle lingue nazionali; 
  • il dialogo  ecumenico per l’unità dei cristiani; 
  • il riconoscimento del ruolo dei laici; 
  • una nuova idea della donna nella Chiesa; 
  • l’attenzione verso i poveri e gli emarginati.

4. La politica degli Usa in America Latina e i regimi autoritari

L’appoggio statunitense alle dittature

In America Latina si imposero regimi autoritari appoggiati, in funzione anticomunista, dagli Usa, che mantenevano nell’area notevoli interessi commerciali. 

Negli anni Cinquanta un caso che si distinse per la sua peculiarità politica fu l’Argentina di Juan Domingo Perón, che vinse le elezioni nel 1946 e governò il paese fino al 1955

In Perón un forte spirito nazionalista si sposava con la tendenza ad accogliere alcune istanze delle masse popolari. Questa combinazione è stata denominata “populismo”, ovvero una forma politica attenta alle questioni sociali, con uno specifico orientamento autoritario rivolto alla repressione di ogni contestazione. Non a caso a fare da colonna portante a questo tipo di potere fu sempre l’apparato militare, con il sostegno della Chiesa cattolica.

5. La presidenza Johnson e la guerra in Vietnam

Diritti civili e sociali

Negli Stati Uniti, sotto la presidenza di Lyndon Johnson (1963-1968), si affermò la parità tra bianchi e neri, grazie anche all’azione del pastore battista Martin Luther King

Johnson riuscì a far approvare dal Congresso due norme che abrogavano tutte le forme di discriminazione razziale e davano il diritto di voto a tutti, anche agli analfabeti che prima ne erano esclusi. Inoltre Johnson realizzò importanti riforme sociali come la creazione del sistema sanitario pubblico e in generale puntò a un miglioramento dei servizi di base nel campo dell’edilizia pubblica, dell’istruzione e della sanità.

Il doppio assassinio

Quanto la politica di integrazione razziale di Johnson incontrasse l’ostilità di parte della società statunitense fu dimostrato dall’assassinio nel 1968 di Martin Luther King e poco dopo del democratico Robert Kennedy che era stato stretto collaboratore di Johnson ed era in corsa per la presidenza.

La guerra in Vietnam e la sconfitta statunitense

Sul piano internazionale, molto problematica si rivelò la questione del Vietnam, dove gli Stati Uniti si impegnarono militarmente per contenere l’avanzata comunista nel Sud-Est asiatico. La guerra si rivelò insostenibile per la capacità di resistenza dei ▶ vietcong. L’esercito americano fece ricorso ad armi chimiche che provocarono massacri tra i civili e lo sdegno internazionale. Gli Stati Uniti furono costretti a dichiarare la resa nel 1973 e a firmare l’accordo che prevedeva il ritiro delle truppe americane. A quel punto i vietcong attaccarono la capitale Saigon, ormai senza difesa, che cadde nelle loro mani. Nel 1976 fu proclamata la Repubblica socialista del Vietnam, con capitale Hanoi.

Le conseguenze nel sud-est asiatico

La sconfitta americana ebbe come conseguenza la diffusione di regimi comunisti in Laos e Cambogia. In Cambogia si erano costituite formazioni di guerriglieri comunisti, i khmer rossi, guidati dal capo estremista Pol Pot e sostenuti dalla Cina. Nel 1975, dopo aver preso il potere, i khmer scatenarono una campagna di repressione e sterminio contro tutto ciò che avesse a che fare con l’Occidente capitalista (si è parlato di un vero e proprio genocidio, con 2 milioni di vittime). Solo nel 1979, con la guerra tra Cambogia e Vietnam e la vittoria delle truppe di Hanoi, si concluse lo sterminio mettendo fine al regime di Pol Pot.

6. La contestazione: il Sessantotto

Il ruolo dei movimenti giovanili e i temi della contestazione

La ricerca di nuove forme di sapere e nuovi metodi di studio fu alla base delle prime proteste che nacquero non a caso nelle università e nelle scuole. La contestazione studentesca che coinvolse Stati Uniti ed Europa, scoppiò nel 1968 ed è per questo che per indicare i movimenti giovanili di protesta si parla di “Sessantotto”

Dalle università e dalle scuole in cui era nato, il movimento espresse istanze e proteste che passarono ad altri contesti coinvolgendo molti aspetti della vita pubblica: dalle vicende politiche alle questioni ambientali, dai temi della pace a quelli del sottosviluppo e della povertà, dalla lotta di classe all’emancipazione delle donne.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


• vietcong • ecumenico • populismo • khmer • inurbamento


.......................................................... Politica attenta alle esigenze delle masse di orientamento autoritario.
.......................................................... Trasferimento della popolazione dalle campagne alla città.
.......................................................... Che coinvolge tutte le Chiese.
.......................................................... Guerriglieri cambogiani.
.......................................................... Guerriglieri vietnamiti.

2. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Assassinio di Martin Luther King.

b. Pol Pot prende il potere in Cambogia.

c. Assassinio del Presidente Kennedy.

d. Fine del regime di Pol Pot.

e. Nasce la Repubblica socialista del Vietnam.

f. Inizia il Concilio Vaticano II.

g. Muro di Berlino.

h. Fine della Guerra del Vietnam.


3. Fai la scelta giusta.


a. La crescita economica tra il 1946 e il 1975, oltre all’Occidente coinvolse anche:  

  • la Cina.
  • il Giappone.

b. Negli anni del boom economico:  

  • crebbe il settore terziario.
  • crebbe il numero dei lavoratori agricoli.

c. La riforma elettorale attuata dal presidente Johnson negli Usa:  

  • diede il voto anche alle donne.
  • diede il voto anche agli analfabeti.

d. In America Latina prevalgono:  

  • le rivoluzioni socialiste.
  • i regimi autoritari.

f. I movimenti giovanili di protesta della fine degli anni Sessanta si impegnarono:  

  • solo nell’ambito dell’istruzione.
  • in tanti aspetti della vita pubblica.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi