Il magnifico viaggio - volume 6

25 contro la noia sguinzaglia l eterno, verso l amore pertugia l esteso, e non muore e vorrebbe, e non vive e vorrebbe, mentre la terra gli chiede il suo verbo e appassionata nel volere acerbo paga col sangue, sola, la sua fede. 20-24 sotto il ciel... l esteso: sotto un cie- lo che, capriccioso (balzàno), nel percorso di una vita senza direzione (nel labirinto dei giorni) e nell alternanza (bivio) delle stagioni, scatena un desiderio di eternità (sguinzaglia l eterno) di fronte e in opposizione alla noia e attraversa il duro spessore della realtà materiale (lett. pertugia l esteso = perfora la materia) verso l amore. Pertugia è verbo dantesco (Inferno, XXVIII, 23). L espressione l esteso richiama il concetto di res extensa (la materia, contrapposta alla res cogitans, cioè il pensiero) del filosofo francese Cartesio (René Descartes, 1596-1650), mentre l amore va probabilmente inteso qui in senso trascendente, come lo slancio della fede. 25 e non muore... e vorrebbe: il cielo ovvero il bisogno di significati autentici che caratterizza l essere umano vorrebbe morire ma non riesce a farlo: l uomo, cioè, non può vivere nella semplice dimensione contingente del qui e ora , rinunciando ai valori certi di cui sente un insopprimibile bisogno. Al tempo stesso, però, il cielo che indica anche un fondamento trascendente della realtà non riesce a imporsi fino in fondo, privando così l essere umano delle risposte certe che egli va cercando. 26-28 la terra... la sua fede: la terra chiede al cielo la sua parola (il suo verbo) e, tutta presa nel proprio doloroso desiderio (appassionata nel volere acerbo) di ottenere risposte, di trovare un senso alla vita, paga con il sangue della sofferenza, abbandonata a sé stessa (sola), la propria fedeltà a questa ricerca oppure secondo un altra interpretazione la propria fiducia (fede) se non in un senso definitivo dell esistenza, almeno in una sua possibile ricerca. DENTRO IL TESTO Una rappresentazione della vita umana sulla terra Il motivo esistenziale I contenuti tematici Un carro merci vuoto che si muove lentamente su un binario morto (uno di quei binari tronchi su cui stazionano i convogli in attesa di partire) viene visto dal poeta come il simbolo del destino dell essere umano nella sua vicenda terrena. Appena nato, dunque ancora vuoto, l uomo viene riempito degli insegnamenti e dei valori degli adulti (la merce ruvidamente depositata nel vagone), perdendo la propria libertà (non a caso al v. 8 viene utilizzato il verbo aggiogare ), il proprio spazio di autonomia interiore (lo spazio assorto del v. 9), e adeguandosi facilmente (e quasi inconsapevolmente) a seguire i modelli precostituiti dalla società (ciò che fanno tutti gli altri, il gregge del v. 12), nella rotta vincolata segnata dai binari. Il suo cammino è incerto e privo della prospettiva di una conclusione sicura (aperto, v. 14), soggetto a un destino ineluttabile. In seguito la sua esistenza è caratterizzata da movimenti e gesti monotoni, privi di significato, condizionati da altri, e da aspirazioni destinate a restare insoddisfatte: le energie più profonde e autentiche del singolo rimangono infatti inespresse (v. 17). Al v. 20 troviamo però uno stacco netto. Il poeta abbandona l immagine del carro ferroviario per sviluppare apertamente la tematica filosofico-esistenziale del suo componimento: l ansia di assoluto dell uomo, che solo in una parola definitiva di salvezza può trovare il senso della propria vita, richiamato a tale ricerca, al v. 23, da un desiderio di eternità (l eterno), l unica dimensione in grado di farlo riemergere dagli abissi di uno spleen quasi baudelairiano (la noia). Così avviene, al v. 24, il passaggio dalla dimensione materiale (l esteso) a quella spirituale (l amore), anche se permangono nel soggetto incertezze a proposito della direzione da imprimere al proprio cammino (e non muore e vorrebbe, e non vive e vorrebbe, v. 25). Infatti anche se il termine verbo (v. 26) presenta senza dubbio una valenza religiosa di tipo cristiano (il cristianesimo si basa sulla fede nel Verbo, cioè Dio, che si è fatto carne ), il poeta non sembra del tutto deciso a un opzione di fede: la composizione di questa poesia (1913) precede di circa un quindicennio la conversione del poeta al cattolicesimo. La terra, che chiede al cielo un messaggio di verità, appare pertanto sconfitta in questa sua tensione, pagando con una terribile sofferenza (il sangue del v. 28) la propria fiducia in qualcosa o in qualcuno che possa salvarla (la fede dell ultimo verso). IL GENERE / LA POESIA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO / 119

Il magnifico viaggio - volume 6
Il magnifico viaggio - volume 6
Dalla Prima guerra mondiale a oggi