Il magnifico viaggio - volume 6

Glossario mo vive in armonia con la natura e con i propri simili. Esempio: il Paradiso terrestre nel Purgatorio di Dante. M Metafora Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo aver mentalmente associato due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico, si sostituisce la denominazione dell una con quella dell altra. un procedimento di trasposizione simbolica di immagini; una similitudine abbreviata in cui il rapporto tra due cose o idee è stabilito direttamente senza la mediazione del come (nella m. l ondeggiare delle spighe , ondeggiare sta a mare come movimento delle spighe sta a campo di grano). A seconda di fattori quali la lingua, la cultura, la distanza concettuale o fisica fra le realtà associate, il tipo di somiglianza individuato, la m. risulterà più o meno nuova ed efficace. La m. svolge funzioni complesse: come meccanismo di arricchimento ed evoluzione della lingua, come mezzo efficace di espressione, come strumento conoscitivo di realtà nuove o colte da nuovi punti di vista (m. scientifiche, macchie solari, buco nero ecc.). Esempio: «Eravamo un isola nel fiume che comunque andava (V. Pratolini, Il Quartiere, cap. 1). Metatesi Fenomeno linguistico per cui, all interno della stessa parola, due suoni si possono invertire assumendo l uno il posto dell altro: si ha la m. a contatto, se i due suoni sono contigui; la m. a distanza, se i due suoni appartengono a due sillabe diverse e non sono contigui. Si ha infine la m. quantitativa quando si inverte reciprocamente la quantità di due vocali contigue. Esempio: «né ti dirò ch io sia, né mosterrolti / se mille fiate in sul capo mi tomi (Dante, Inferno, XXXII, 101-102). Metonimia Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma discendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell una a quella dell altra. Costituiscono relazioni di contiguità i rapporti causa-effetto (sotto la specie autore-opera, leggere Orazio, cioè le opere scritte da Orazio), contenente-con- tenuto (bere un bicchiere), qualità-realtà caratterizzata da tale qualità ( punire la colpa e premiare il merito , cioè punire i colpevoli e premiare i meritevoli); simbolo-fenomeno (il discorso della corona, cioè il discorso del re o della regina), materia-realtà composta di tale materia (un concerto di ottoni, strumenti fatti d ottone). Si distingue tra m. in cui le realtà associate hanno una relazione di tipo qualitativo e sineddoche , in cui la relazione è di tipo quantitativo. Esempi: «In quel silenzio di chiostro e di caserma (G. Gozzano, Totò Merùmeni, v. 14: chiostro per convento ); «e l ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti (D. Campana, La Chimera, v. 30: lavoro umano per uomini al lavoro ). Mimesi Il termine viene usato soprattutto nel linguaggio filosofico, dove acquista importanza con Platone, il quale con esso designa la somiglianza delle cose sensibili alle idee; nella concezione platonica dell arte, la m. è da condannare perché, imitando le cose, che a loro volta sono copia delle idee, si allontana tre volte dal vero. Nell estetica aristotelica, m. acquista un significato positivo, come imitazione della forma ideale della realtà, per cui l operare dell artista diventa simile all operare della natura. Ripreso nella critica letteraria contemporanea, il termine indica generalmente la rappresentazione di una realtà ambientale, sociale, culturale ecc., attuata perseguendo a vari livelli (ideologico, stilistico, documentario ecc.) l obiettivo di una riproduzione il più possibile realistica e impersonale di tali realtà. Nella più stretta accezione narratologica indica la parte del racconto in cui è preponderante la forma drammatica, limitando al minimo l intervento del narratore, in opposizione alla diegesi . Monologo interiore Tecnica narrativa largamente impiegata nella letteratura del Novecento mediante la quale il lettore viene introdotto direttamente nella vita interiore del personaggio, di cui sono registrati in prima persona, e senza alcun commento dell autore, pensieri, reazioni, impressioni, ricordi, libere associazioni di idee, così come si presentano alla sua mente, in una sorta di autoanalisi continuata. Spesso assimilato al flusso di coscienza, il m. interiore se ne distingue in genere per il carattere meno alogico e disordinato, che si tra- duce in un maggior controllo linguistico e sintattico. Esempio: «Eppure vado ad uccidere un uomo [ ] ucciderlo così senza troppo rumore così ecco: mirare al petto egli cade cade in terra mi chino, senza far rumore, con lentezza lo finisco [ ] Bisognerebbe ucciderlo senza accorgersene (A. Moravia, Gli indifferenti, cap. 15). N Narratore onnisciente La voce narrante, che narra e racconta il susseguirsi degli eventi della storia, è onnisciente quando è esterna alla vicenda e si pone come un osservatore al di sopra delle parti, una voce fuori campo che conosce ogni cosa più dei personaggi stessi. Il narratore onnisciente è a conoscenza di tutto, delle loro azioni, dei loro pensieri, dei loro sentimenti, degli eventi passati come di quelli presenti e futuri, e nel raccontarli non tralascia di esprimere valutazioni e giudizi propri. Novenario Nella metrica italiana, verso che ha come ultima posizione tonica l ottava. Fu usato raramente nell antica poesia (Dante lo considerò come un metro estraneo alla lirica), pur conoscendo una certa diffusione sostenuta dall imitazione dell octosyllabe francese e provenzale. Ottenne maggiore fortuna nella poesia moderna, a partire da G. Pascoli e G. d Annunzio. Esempi: «Le stelle lucevano rare / tra mezzo alla nebbia di latte (G. Pascoli, L assiuolo, vv. 9-10); «sull umida conca non porta [ ] che gemiti d oche e un interno (E. Montale, Dora Markus, vv. 38-40). O Onomatopea In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l imitazione fonetica, l oggetto o l azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrr, crac, bau bau, tic tac), in una serie di sillabe in unità grafica (patapùm, chicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche (costituendo in tal caso un accorgimento retorico detto armonia imitativa). 1009

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi