Il magnifico viaggio - volume 2

230 235 240 che Pietà mai venisse in questo regno: or la veggio regnare in nostra corte et io sento di lei tutto l cor pregno; né solo i tormentati, ma la Morte veggio che piange del suo caso indegno: dunque tua dura legge a lui si pieghi, pel canto, pell amor, pe giusti prieghi. PlutOne Io te la rendo, ma con queste leggi: che la ti segua per la ceca via, ma che tu mai la suo faccia non veggi finché tra vivi pervenuta sia; dunque el tuo gran disire, Orfeo, correggi, se non, che subito tolta ti fia. I son contento che a sì dolce plettro s inchini la potenza del mio scettro. 232 pregno: pieno. 233 i tormentati: i dannati. 234 del suo caso indegno: il suo desti- no immeritato. 235 a lui: a Orfeo. 239 ma che veggi: a condizione che tu non la guardi mai. 241 el tuo correggi: tieni a freno, Orfeo, il tuo grande desiderio. 242 se non ti fia: altrimenti Euridice ti sarà tolta immediatamente. 243 plettro: melodia (metonimia). Il plet- tro è una piccola lamina usata per suonare alcuni strumenti a corda, tra cui la chitarra. DENTRO IL TESTO L impresa di Orfeo I contenuti tematici Alla notizia della morte di Euridice, morsa da un serpente mentre fuggiva dal pastore Aristeo, Orfeo, disperato, decide di scendere nell Ade per supplicare il signore degli Inferi, Plutone, di restituirgli la donna amata. La potenza del suo canto lo autorizza a sperare: in passato egli era stato capace di commuovere una pietra; ora si tratta di rendere pietosa la Morte. La melodia dolente che Orfeo compone riesce, in effetti, a realizzare un evento straordinario: l abisso insensibile che è il regno dei morti è turbato dalla pietà, scosso ed emozionato dal suono della dolce nota (v. 181). La stessa Proserpina, moglie di Plutone, sorpresa nello scorgere sui dannati e su tutta la corte infernale gli effetti provocati dal triste canto del poeta innamorato, prega il marito di cedere dinanzi alla forza del sentimento, trasgredendo per una volta la dura legge (v. 235) dell aldilà che sancisce l ineluttabilità della morte. Plutone acconsente a far tornare in vita Euridice, disposto a far soccombere la potenza del suo scettro dinanzi a sì dolce plettro (vv. 243-244), a condizione che Orfeo non si giri a guardarle il volto finché non siano giunti tra i vivi. La poesia vince la morte La poesia dunque ha vinto, sconfiggendo la Morte e sottraendo al suo dominio la bellezza, soggetta alla distruzione e al fato, che destina ogni cosa e ogni essere vivente all oscurità del Caos. Il canto di Orfeo può ripristinare la giustizia e strappare alla falce che recide la vita la donna amata, troppo prematuramente condannata alla fine (di qui le immagini che paragonano Euridice alla tenera vite, all uva acerba, v. 215, alla sementa in erba, v. 217). La sconfitta dell individuo Se la poesia può superare ogni limite, l essere umano è però condannato dai propri impulsi e desideri. Così Poliziano, alla fine della Fabula, narra di come Orfeo, ottenuta la restituzione della sposa, non sappia dominare la passione irrazionale né controllare l istinto che corrompe la purezza, l equilibrio e l armonia (gli ideali tipici del Neoplatonismo umanistico): contravvenendo all ordine di Plutone, si gira verso Euridice, condannandola questa volta per sempre alle tenebre. A Orfeo non rimarrà che risalire da solo sulla terra, deciso a non amare più nessuna donna e destinato per questo a essere ucciso dalle Baccanti. LA CORRENTE / LA LETTERATURA MEDICEA / 75

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento